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La bealera
vecchia di Lucento

«Le due bealere di Lucento, detta l’una Vecchia, e l’altra Nuova, ossia Naviglio, hanno entrambe la loro derivazione dal fiume Dora, nel territorio di Collegno, col mezzo di due dighe formate con pali, travettoni e tavole a più ordini, attraversanti interamente il fiume per introdurre l’acqua nei due rispettivi imbocchi esistenti nella ripa sinistra di detto fiume. Queste due bealere, e le acque in esse discorrenti, sono di spettanza peculiare del consorzio di molti particolari, e il consorzio liberamente dispone e concede l’uso delle acque.» (*) Oggi entrambe le bealere sono state disattivate e gli alvei prosciugati per sempre. Per quanto svolgessero principalmente funzioni 

agricole, nel 1840 il Pernigotti censiva otto opifici idraulici sulla bealera nuova e due sulla vecchia, di cui la maggiore utenza manifatturiera fu senza dubbio il filatoio del castello di Lucento. Da tempo le bealera vecchia non è più attiva, ma presto il salto e la traversa verranno utilizzati da una nuova centrale idroelettrica.

(*) ASCT, Consorzi Bealere, Consorzio delle bealera Vecchia e Nuova di Lucento, cart. 58, Nozioni preliminari ed orari ed orari 1829-69

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I contenuti mancanti saranno aggiunti progressivamente in tempi successivi.

Bealera vecchia di  Lucento: i tracciati storici

(cliccare sull'immagine per ingrandire e navigare)

La bealera vecchia di Lucento derivava dalla Dora Riparia a Collegno e a Torino si divideva in tre rami, detti rispettivamente del Marchese, del S. spirito e di Viarbré. Le sue acque si scaricavano parte nella Stura e parte nel Po, queste ultime attraverso il ramo Naviglio della bealera nuova di Lucento. La mappatura fa riferimento ai tracciati storici riconducibili alla seconda metà dell'Ottocento. Allora l'estensione del terrazzo fluviale su cui si affaccia via Pianezza era ben maggiore e raggiungeva  l'ansa del fiume rettificata negli anni Trenta del Novecento. (In blu il vecchio letto del fiume, poi riempito). Negli anni cinquanta, la realizzazione delle Acciaierie Fiat (poi Thyssen Group) ha prodotto corposi sbancamenti che hanno profondamente mutato la morfologia dell'area, tanto da isolare il sito del castello stesso di Lucento in una sorta di rocca per consentire il passaggio dei mezzi stradali e ferroviari diretti allo stabilimento. In seguito a questi lavori, il terrazzo fluviale  lo spazio che si affaccia sulle basse di Dora si è sensibilmente ridotto e i tracciati della bealera (conformi a quelli originali) paiono, in prima istanza, innaturalmente sospesi sulla zona industriale. 

Elaborazione del sito sulla base delle fonti citate nel testo

Le origini

Le origini

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La "Pianta dimostrativa del fiume Doira con tutte le diramazioni tanto di entrata come di uscita e ficche e strade… molini, piste, filatoi" del 1796 e di G.B. Barone, pur non rispettando criteri di proporzionalità, mostra la posizione della traversa della bealera vecchia di Lucento (peraltro indicata in mappa quale "Bealera vechia di Colegno"), posta a monte di quella della Pellerina ed a valle di quella della bealera nuova di Lucento (indicata come "Bealera nuova di Colegno"). 

Fonte: ASCT, TD 12. 1. 3.

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I Tracciati

tracciati

La bealera vecchia di Lucento, considerata la sola asta principale, misurava 12 chilometri, di cui circa 3 nel territorio di Collegno. L’imbocco si trovava a 264 metri s.l.m. e lo scarico nel Po a 214 m.s.l.m. A Torino si divideva in tre rami di ugual portata, detti ramo del Marchese (lungo 1.800 m. circa), ramo del S. Spirito (6.750 m. circa) e ramo di Viarbrè (4.250 m. circa, in origine). La competenza d’acqua in regime normale era di 1.456 l/s, che irrigavano, in concomitanza con la bealera nuova, 5.285 giornate di terreno agricolo nelle regioni di Lucento, di Madonna di Campagna, delle Maddalene, del Regio Parco e dell’Arrivore. (1)

I rami della bealera vecchia di Lucento (*)

(*) Le misurazioni sono state effettuate empiricamente in mappa e sono quindi soggette ad un certo grado di approssimazione.

Portate assegnate dal riparto Pernigotti

Nella cartografia storica

storica

Le bealere di Lucento sono tra le più antiche del circondario torinese. La mappatura dei tracciati diventa tanto più ardua quanto più ci si spinge indietro nel tempo. Le conoscenze primitive sono scarse e frammentarie, e neppure le carte settecentesche, complice anche la piccola scala, forniscono informazioni molto utili. Pur confermando l’impianto generale, in esse il disegno delle derivazioni appare spesso impreciso, soprattutto nei tratti terminali, attribuiti arbitrariamente ora all’una, ora all’altra bealera. (2)

I catasti ottocenteschi offrono una base di lavoro migliore, offrendo una morfologia della bealera più attendibile e coerente. La ricostruzione proposta in questa sede si basa, in particolare, sulla cartografia del catasto Rabbini, integrata dalle descrizioni del Regolamento delle bealere di Lucento del 1865 e dalla Dimostrazione grafica delle bealere esistenti nel territorio di Torino del 1911. (3) Per quanto relativamente recente, quest’ultima offre una rappresenta-zione assai dettagliata di tracciati e spazi rurali non ancora stravolti dalle radicali trasformazioni novecentesche.

Va da sé, inoltre, che i mutamenti di alveo dovuti a mutamenti territoriali, agricoli e proprietari nel corso dei secoli sono stati numerosi; e tra i tanti, ultimi ma non certo per importanza e capillarità, vi sono quelli imposti dall’espansione urbana e dai nuovi reticoli viari. La scomparsa quasi totale, e spesso totale del tutto, dei classici riferimenti del territorio contadino, a partire dalle cascine, non aiuta. Ed infine vale il discorso più volte fatto per altre derivazioni: le diverse bealere (in questo caso principalmente le due di Lucento, la Putea e la Barola) si intersecavano reciprocamente, creando il più delle volte una trama non facile da dipanare, permettendo così di attribuire correttamente i vari rami all’una o all’altra; in particolare dove la gestione delle derivazioni, come quelle lucentine, dipendeva da un unico consorzio. La definizione dei percorsi sconta quindi un certo grado di libertà, limitato, per contro, dai vincoli orografici che naturalmente definiscono il fluire delle acque.

Le opere di presa e il tratto collegnese

collegno

La presa della bealera vecchia di Lucento si trova a Collegno, nella regione detta Piombier (e un tempo anche Boschi) nel parco agronaturale della Dora Riparia. Si raggiunge percorrendo la strada della Serpera, che dalla SSP 24 scende verso gli orti urbani. Seguendo il corso della Dora Riparia, si colloca circa 1.600 metri a valle di quella della bea-lera nuova di Lucento, e 4.000 metri a monte della traversa della Pellerina.

La presa della bealera vecchia di Lucento è la prima sulla Dora Riparia nel territorio di Collegno. Si raggiunge facilmente percorrendo la strada della Serpera, che dalla SSP 24 scende verso gli orti urbani, all'interno del parco agrinaturale. Si noti la traversa in pianta rettilinea e molto obliqua rispetto alla corrente del fiume.

La derivazione delle acque avveniva sulla sponda sinistra del fiume. Le opere di presa ottocentesche, rilevava il Pernigotti nel 1840, erano in «muratura formata con impasto di ghiara lavata, sabbia e calce, secondo il sistema dell’ing. Bosso», e di recente costruzione. (4) Esse ricalcavano quelle precedenti, e siccome le attuali a loro volta non differiscono di molto, la struttura esistente ci riporta parecchio indietro nel tempo. Il cantiere della nuova centrale idroelettrica, tuttavia, cancellerà presto tale testimonianza di archeologia idraulica.

I disegni della Relazione Pernigotti  mostrano un assetto simile a quello odierno: l'imbocco è im-pinguato dalla traversa che sbarra in obliquo il fiume; il primo tratto del-la bealera è largo in media 3 m; dopo 351 m si incontra il primo scari-catore, dotato di una sola porta larga 1,46 m. L'al-veo della bealera vec-chia scorre tra la nuova, derivata  più a monte, e la Dora. La cascina Ferraris è indicata spes-so quale riferimento delle opere di presa anche se si trova al di là della Dora. 

Fonte: ASCT, TD 12. 1.46. (particolare) 

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Secondo la stessa fonte, la traversa che sollevava e convogliava le acque nell’imbocco era lunga 66 metri, era formata da sei ordini di pali, era larga da 7 a 4 metri e creava un salto idraulico medio di 1,78 metri. La brida della balconera era dotata di due aperture con luci di 1,12 x 0,76 m ciascuna; la regolazione del flusso era affidata a saracinesche manovrabili con asta verticale a vite in ferro; montanti e cappello erano in pietra da taglio. Alla destra dell’imbocco lo scaricatore era munito di tre porte, ciascuna di 1,20 m di larghezza per 1 di altezza; la soglia era più bassa di 14 cm, così da restituire al fiume le acque in eccesso. (5) Sette scalini permettono tuttora di accedere allo scaricatore, mentre le saracinesche dell'ingresso sono manovrabili dalla sommità della struttura.

Fonte: ASCT, TD 12. 1.46. (particolare) 

I Tracciati

La traversa attuale in calcestruzzo di cemento risale al 1910. Essa sbarra in obliquo la Dora con un'inclinazione di circa 60° rispetto alla perpendicolare all'asse del corso d'acqua; è lunga  circa 70 m e la larghezza varia da 7 a 7,5 m. La disposizione delle opere di presa ricalca quella precedente, e l’imbocco della bealera e lo scaricatore/sghiaiatore sono regolati entrambi da una coppia di porte. (6) L’opera non ha subito modifiche di rilievo e versa in buone condizioni, tuttavia il canale è inutilizzato da tempo e l’imbocco completamente ostruito da uno spesso strato fango indurito.

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La presa in veste inver-nale. Si noti lo scaricatore sulla sinistra orografica del fiume, e dello sbarramento.

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Le strutture che regolano l'ingresso dell'acqua nell'imbocco differiscono da quelle descritte dal Pernigotti per i meccanismi di regolazione e per le paratoie metalliche e le protezioni antinfortunistiche e, oggi come ieri, lo scaricatore si raggiunge attraverso una scalinata in pietra. L'ingresso non è più agibile, ostruito dal fango indurito, a causa della lunga inattività del canale.

La bealera tra il  XVII e XVIII secolo 

07-07-2022

Fonte: ASCT, CS 2000

Il senatore, e conte, Camillo Luigi Richelmi nella relazione del del 20 maggio 1691 così descrive la bealera, in un momento di estrema siccità che motiva l'ispezione

 

Dalla  ficca Pellerina, «continuando la visita all’insù dell’Alveo del detto fiume Dora si concedono Testimoniali come superiormente al sito della fabrica della Cassina propria dell’Illustrissimo Conte Ferraris, detta la Saffarona, dalla parte verso mezzanotte, di là da detto fiume si vede in puoca distanza dall’Alveo del medesimo et sopra la ripa d’esso discorrer una bealera qual hà un scarigadore con due porte verso detto fiume, e portatisi al luogo di detto scarigadore si concedono Testimoniali come l’Alveo di detta beallera resta largo un trabucco in circa, (3 m.) et in essa presentemente vi discorre l’acqua in altezza d’oncie sette come risulta riconosciuta dal detto Sig. Re in presenza di Giovanni Martino Bottino, et Antonio Gaglietto,  ambi impresari come si sono dichiarati della presente beallera […] che si denomina la beallera vechia di Lucent, come pure d’altra beallera superiore detta la beallera nova di Lucent et d’altra beallera propria di Conti di Druent quali impresari hanno parimenti dichiarato l’acqua della presente beallera non deservire ad alcun edifficio de Mollini, ma solo per l’irrigamento de prati di diversi particolari in numero di trent’uno partecipanti».

Nel territorio di Collegno la bealera procede tra la sponda sinistra della Dora e l'alveo di quella nuova di Lucento, mantenendosi su un piano più basso, data la minor distanza dalla presa. Le due divergono poco prima della Saffarona, la bealera nuova volgendo a nord verso la cascina, la vecchia più a sud. Entrambe scorrono a cielo aperto e solo in alcuni tratti prossimi alle anse del fiume la bealera vecchia risulta coperta con volto in mattoni e piedritti e fondo in cemento per circa 150 metri complessivi. (7) Nel tratto collegnese si trovano tre scaricatori: il primo, collocato a circa 200 m dalla presa, è dotato di una paratoia di 1 m di luce, il secondo si incontra dopo il tratto in galleria parallelo alla Dora sotto la SSP 24 e l’ultimo nei pressi del castello della Saffarona, prima del corso Sacco e Vanzetti. In prossimità dell'imbocco un altro scaricatore rafforzava all’occorrenza le acque della vecchia con quelle della nuova.

L'alveo della bealera a Collegno, e oltre c.so Sacco e Vanzetti fino alla cascina Pellerina e via Pietro Cossa, è rimasto pressoché allo stato d'origine, seppure fortemente degradato. L'area è ancora parzialmente coltivata ma gli oneri di gestione e manutenzione, a fronte di ricavi sempre più magri, hanno imposto la chiusura della bealera, nonostante molte delle strutture di scarico e distribuzione fossero state rimodernate in tempi recenti.

A Collegno

(cliccare sulla galleria per visualizzare e ingrandire le immagini)

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Le bealere di Lucento nel territorio di Collegno. 

Fonte: AST, Sez. Riunite, Catasto Rabbini. Collegno, F. 1. (particolare).

Alla Pellerina

(cliccare sulla galleria per visualizzare e ingrandire le immagini)

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A Torino

La bealera superava i confini torinesi attraversando l'attuale c.so Sacco e Vanzetti, dove, fino alla cascina Pellerina, restano ampie rimanenze dell'alveo abbandonato. Nel territorio torinese essa era organizzata in tre rami, di ugual portata, detti rispettivamente del Marchese, del Santo Spirito e di Viarbré. Il primo usciva sulla sinistra dal partitore della Cascina nuova e terminava nel ramo di Viarbrè alla cascina della Prevostura di Lucento. Gli altri due raggiungevano la fascia litoranea compresa tra la Stura, la Dora e il Po: il secondo ramo, quello del Santo Spirito, corrispondeva al braccio sinistro uscente da un successivo partitore posto lungo la strada antica di Lucento poco oltre la chiesa parrocchiale, terminando all’Arrivore di Stura; il ramo di Viarbrè si manteneva più a sud, non troppo distante dalla Dora, e a nord della cascina Nigra si scaricava nella bealera nuova di Lucento .

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La Carta delle Regie Cacce (1819 ca) indica i tre rami storici (del Marchese, del S. Spirito e di Viarbré) in cui si divideva la bealera vecchia di Lucento varcati i confini torinesi. La Cascina Nuova, da cui prende il nome li partitore da cui nasce il ramo del Marchese,  è indicata come il Cassinotto, mentre la bealera nuova di Lucento come bealera del Molino. La scala rende la carta imprecisa e, adesempio, il ramo del S. Spirito in realtà non confluiva nella bealera nuova, ma scorreva a fianco ad essa. La carta evidenzia anche la maggiore estensione, al tempo, del terrazzo fluviale che si affaccia sulla Dora, che sfiorava l'ansa rettificata e raggiungeva il castello, consentendo alle bealere tracciati oggi interdetti dopo la riduzione dello stesso.

 Fonte: AST, Sez. Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Torino, Torino 26 (V)

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Il ramo del Marchese

Il nome del ramo riconduce al marchese Tana, signore del luogo nel XVIII secolo, del quale attraversava le vaste proprietà. Esse comprendevano il castello di Lucento, ed il filatoio da seta al suo interno, nonché diverse cascine, tra cui la Cascina Nuova, nei pressi della quale la bealera traeva origine dal partitore omonimo, uscendone alla sinistra. Il Marchese godeva della maggior parte delle ore d’acqua settimanali, mentre le rimanenti andavano a beneficio della Prevostura di Lucento, del podere demaniale della Commenda e di altri proprietari. Metà delle acque erano destinate al filatoio. A circa 400 metri dalla partizione, infatti, un condotto lasciava l’alveo principale e lo sottopassava volgendo a destra e, raggiunto l'opificio, si scaricava nella sottostante ansa della Dora. Le sue acque erano forse rafforzate dalla bealera nuova, ma la questione non è univoca. (8) Il ramo del Marchese confluiva poi in quello di Vialbré nei pressi della cascina della Prevostura, un paio di chilometri più avanti e fungeva, così, anche da scaricatore del filatoio.

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Il territorio di Lucento nella mappatura del catasto Rabbini (1866 ca).

Il ramo del Marchese si dirama dal partitore della Cascina Nuova e una ulteriore diramazione serve il castello. L'odierna via Pianezza non è ancora stata tracciata e la chiesa parrocchiale si raggiunge solo attraverso la strada di Lucento, oggi via Foglizzo, su cui si affaccia anche il cimitero della borgata.

Fonte: AST, Sez. Riunite, Catasto Rabbini, Torino, f. XI. (particolare) 

Nella seconda metà dell’Ottocento, cessate le funzioni industriali, il ramo del Marchese irrigava le colture dell’Istituto Bonafus. Nei primi anni Duemila, esso rimaneva il solo a svolgere ancora qualche limitato servizio. In seguito alle ristrutturazioni della bealera, ora, dal sottosuolo di via Pianezza, in prossimità di corso Lombardia, esso si dirigeva a nord-est e, insinuandosi tra le case e gli orti di via Magnano, raggiungeva via Valdellatorre e quindi via Giosuè Borsi: qui poteva scaricarsi nel collettore di Dora all'altezza del n° 69, oppure raggiungere un residuo utente in largo Toscana. (9) Secondo la mappatura dei corsi d’acqua minori del Piano Regolatore vigente, il ramo del marchese risulta oggi limitato a via Valdellatorre e via Borsi. (10)

Il ramo del S. Spirito

Spirito

I due terzi delle acque provenienti da Collegno proseguivano verso la parrocchiale di Lucento. Duecento metri oltre quest’ultima, lungo la strada per Torino, ossia l’attuale via Verolengo, un secondo partitore divideva ancora la bealera in due parti di ugual portata: quello di destra era detto ramo di Viarbré; quello di sinistra ramo del Santo Spirito, e talora della Commenda, prendendo il nome dalle omonime cascine della zona.

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Il ramo del S. Spirito della bealera vecchia di Lucento si staccava dall'alveo principale poco oltre la chiesa parrocchiale di Lucento dirigendosi a nord e ad est e sfociava nella Stura all'Arrivore attraversati i territori di Madonna di campagna, borgo Vittoria e Regio Parco.

Dopo circa 150 metri, la bealera del Santo Spirito volgeva bruscamente a sinistra lungo l’antica strada della Commenda. Di tale strada sopravvive tuttora il tratto che si dirama da via Forlì; come pure si sono parzialmente conservate la cascina del S. Spirito, al n° 11 della strada, e quella della Commenda, più avanti, su c.so Toscana. Ma, a parte ciò l'urbanizzazione ed il nuovo reticolo stradale hanno cancellato ogni traccia della bealera fino all'incrocio dell’attuale c.so Lombardia con la strada di Lucento, che percorreva sul lato meridionale. Toccata la cascina Balbiano, essa raggiungeva la Madonna di Campagna. Nei pressi del convento dei Cappuccini un complesso snodo idraulico alimentava il settecentesco nucleo protoindustriale nato attorno al follone da panni detto dei frati e ad una conceria, e successivamente sviluppatosi con il filatoio da seta Colla. La struttura riceveva il contributo di entrambe le derivazioni lucentine, con possibili scambi d’acqua. Parallelo al ramo Campagna della bealera nuova, il S. Spirito lambiva il cimitero di Madonna di Campagna seguendo la strada che conduceva alla Fossata, abbandonandola poco prima della cascina. Volgeva quindi a sud-est e, passata la cascina Ranotta, irrigava campi e prati posti oltre la strada di Milano. (In particolare quelli delle cascine Cremona, Protta, Duretto e Valsecchia, secondo la Descrizione del 1911). Anche qui gli allineamenti regolari di palazzine create dall'edilizia postbellica hanno sostituito ogni riferimento, per quanto labile, agli spazi rurali precedenti, e il tracciato della bealera è individuabile soltanto attraverso la cartografia del passato. A circa sei chilometri e mezzo dall'origine, il Santo Spirito terminava all’Arrivore di Stura percorrendo il lato destro della strada che da Torino portava alla Abbadia di Stura e a Bertolla.

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In via Lucento, tra via Lucca e via Isernia rimane qualche traccia di un'antica roggia: nell' immagine a sinistra un ponticello, e a destra l'alveo coperto. Sul lato destro della via fluiva il ramo del S. Spirito, e dopo la sua soppressione il fosso detto della Brusà, di cui si accenna più avanti.

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Il passaggio privato di via Stradella 218 corri-sponde  all'antico sedi-me del ramo del S. Spirito (in alto a sini-stra ed a fianco); come pure la stradina che costeggia la cascina Ranotta, su cui tuttora si affacciano i  palazzi di c.so Grosseto (in alto a destra).

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Sussiste qualche traccia della bealera anche in strada dell'Arrivore, dove il ramo del S. Spirito sfociava nella Stura costeggiandone il lato destro. Sul lato opposto scorreva il ramo Campagna della bealera nuova, ma poi le due canalizzazioni sono state unificate.

Il fosso della Brusà. A Madonna di Campagna, nei pressi della cascina Balbiano, una roggia si staccava dal ramo del S. Spirito e si scaricava nel ramo di Viarbré percorrendo la strada di Lanzo: era il fosso della Brusà, che prendeva il nome dalla cascina di cui irrigava i beni. Il fosso sopravvisse alla soppressione del ramo da cui traeva origine e nel 2003, associato alla bealera nuova,  serviva ancora alcuni utenti: da p.za Nazario Sauro, utilizzando ora parte dell'alveo abbandonato del S. Spirito, raggiungeva  il canale bianco di via Gubbio

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Dall'imbocco di via Terni, il fosso percorreva scoperto il primo tratto di via Brusà, separato con un muretto dal piano stradale. La strada non è antica come potrebbe sembrare, poiché nella cartografia della prima metà del Novecento essa non compare. E' probabile che sia stata tracciata lungo la bealera in seguito all'urbanizzazione della zona.

e piazza Vetta d’Italia, una volta percorse le vie Lucento e Terni, dove rimaneva in parte scoperto. (11)

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Il tracciato del fosso della Brusà all'inizio degli anni Duemila.

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Qualche traccia del fosso in questione è visibile ancor oggi (ma per quanto?) lungo strada Lucento, tra p.za Nazario Sauro e via Terni, dove scorreva scoperto sulla destra della strada, utilizzando l'alveo dismesso del ramo del S. Spirito.

Con il passaggio delle bealere di Lucento alla Città di Torino, avvenuto nel 1936-37, il tratto iniziale del ramo del S. Spirito venne soppresso, una volta esaurite le utenze agricole. La parte restante, ormai in larga parte coperta, venne associata al braccio Campagna della bealera nuova, con origine in corso Grosseto angolo via Chiesa della Salute.  Esso seguiva il corso per un lungo tratto, deviava verso sudest, attraversava la ferrovia con un sifone, percorreva le vie Boccherini e Pergolesi, voltava in via Corelli, e terminava nella Stura in strada dell'Arrivore, mantenendo l'antico tracciato lungo strade dal nuovo nome. (12)

Il ramo di Viarbré

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La terza parte rimanente delle acque della bealera vecchia di Lucento continuava nel braccio di Viarbré. Il nome riconduce in questo caso all’antica Vialbe, ossia al territorio più meridionale della Madonna di Campagna. Le più antiche attestazioni del luogo risalgono perlomeno al Duecento, e forse all’epoca romana. (13) La bealera, tuttavia, era detta anche delle Mad-dalene, e in un tempo più lontano dell’Arboreto. Dopo la partizione essa proseguiva sul margine sinistro della strada antica di Lucento fino al borgo Vittoria, raccogliendo, come si è visto, le acque del ramo del Marchese. L’origine della strada è assai remota e l’andamento serpeggiante ne sugge-risce la formazione in simbiosi con la bealera stessa. (14) Qui, dal 1871, era affiancata dal ramo sinistro del canale Ceronda. Disegnando una doppia curva ad S, imboccava poi le attuali vie Gramegna e del Ridotto e, superati il ramo Naviglio della bealera nuova, la strada di Lanzo e la ferrovia, essa raggiungeva la regione delle Maddalene, oggi più nota come 

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La "Carte del montagne de Turin" risalente alla fine del XVII secolo, data la piccola scala, non mostra il tracciato esatto della bealera, tuttavia è la sola a riportar il toponimo "Viarbe". Il sito corrisponde a quello delle cascine Bianchina e Scaravella, oggi nel Parco Dora. Nella mappa è riportata anche la cascina "Brusà".

Fonte: AST, Sez. Corte

barriera di Milano. Il vecchio nome riporta al convento e alla strada che dall’epoca medioevale 

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conduceva a Settimo e Chivasso, passando la Stura vicino all’Abbadia di San Giacomo. La bealera scendeva quindi verso c.so Vigevano, varcava la cinta daziaria in prossimità di piazza Crispi uscendone poco dopo, intersecava il ramo settentrionale del Naviglio, e confluiva poi in quello meridionale dopo via Aosta, in prossimità del cascinotto Nigra e delle proprietà dell’Ospedale Maggiore di San Giovanni. Le acque dei due canali raggiungevano infine la cascina Verdina, il Regio Parco e il Po. (15)

Via Gramegna è stata disegnata e segue il tracciato del ramo di Viarbré della bealera.

La vicinanza al nucleo industriale di borgo Dora, nella seconda metà dell’Ottocento già saturo ed in espansione verso nord, favorì interramenti, riduzioni e dismissioni del ramo di Viarbré già nei primi decenni del Novecento. Un primo intervento risultava concluso già nel 1911, quando, in barriera di Milano, esso lambiva la fonderia Poccardi, il lanificio Hofmann e illato meridionale dello stabilimento Tedeschi & C., scaricandosi, e terminando, nella bealera nuova al ripartitorte Sclopis, presso la barriera di Leini, ossia dove corso Novara incontra corso Giulio Cesare. (16)

 

Nei primi anni Venti diverse voci chiedevano «la copertura del canale ingombrante e pericoloso che fiancheggia la via Verolengo». Il Consorzio stesso valutava la soppressione dei cinque chilometri dell’intero ramo, dal partitore di via Verolengo fino al Regio Parco, che scorreva in larga parte su terreni destinati ad uso pubblico, quale il sedime stradale esistente o futuro. Le utenze irrigue residue si concentravano nel tratto iniziale – e segnatamente nei terreni destinati alla prossima apertura di via Orvieto tra la strada di Lanzo e via Verolengo - ed erano quindi destinate a ridursi, fino forse ad annullarsi del tutto, in tempi medio-brevi. Lo scarico del ramo Marchese in corrispondenza di via Forlì, che in linea teorica costituiva un ostacolo alla soppressione della bealera, poteva essere deviato nel collettore di via Borgaro o in altro della rete fognaria municipale. La copertura lungo i 1500 m di via Verolengo, inoltre, risultava assai onerosa, poiché il fondo del canale si trovava notevolmente sopraelevato rispetto al livello della strada. In virtù dei vantaggi ottenuti dalla sistemazione immediata della via nel 1928 la Città di Torino finanziava uno studio volto alla soppressione del ramo, che il Consorzio consegnava due anni dopo. Anche la copertura degli alvei poteva talora creare disguidi favorendo le esondazioni. Ad esempio, il 22 agosto 1930 il sig. Michele Tomatis lamentava presso il Podestà di Torino i danni provocati in via Verolengo 136 dallo straripamento della bealera delle Maddalena recentemente coperta in vari tratti di fronte alle abitazioni. Il diametro dei tubi in cui l’acqua era stata incanalata era risultato insufficiente ed il rigurgito si riversava in strada allagando il cortile del reclamante e infradiciando i muri delle sue cantine appena ricostruiti. (17)

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Il ramo di Viarbré della bealera vecchia di Lucento scorreva lungo via Verolengo, ossia la strada antica di Lucento, e attraversava la barriera di Milano terminando nel ramo Naviglio della bealera nuova.

Il declino, la fine

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L’urbanizzazione, l’industrializzazione e la fine delle attività agricole nei territori attraversati, come si è accennato, determinarono il precoce declino dalla bealera vecchia di Lucento. Prima di altre, essa fu adibita alle funzioni del servizio civico, quali l’antincendio, il lavaggio dei condotti fognari e il drenaggio delle acque piovane. Non è possibile dare qui notizia completa delle coperture, traslazioni, riaggregazioni e soppressioni di furono oggetto i suoi rami, per le quali si rimanda ai fondi Affari Lavori Pubblici  e Consorzi Bealere dell'Archivio Storico della Città di Torino. A solo titolo di esempio si cita la copertura delle bealere di Lucento, deliberata nel 1929 dalla Città di Torino in: a) strada di Pianezza in prossimità del cimitero, b) strada canale di Lucento in prossimità delle scuole, c) via Massaia tra la via Barberis e la piazza Madonna di campagna, d) via Fossata angolo via Cigna, d) corso Vercelli angolo via Boccherini. I lavori, affidati alla ditta Cagnasso Ernesto, erano motivati dalla necessità di sistemare la rete viaria, non essendo possibile la soppressione degli alvei. (18)

Momento essenziale della ristrutturazione fu il passaggio di proprietà e diritti delle bealere di Lucento dal Consorzio dei coutenti, che storicamente ne curava la gestione, alla Città di Torino, avvenuto nel 1936-37. (19) L'uso civico delle bealere di Lucento, tuttavia, risaliva almeno al 1878, quando, con atto stipulato in base alla deliberazione della Giunta Municipale del 26 dicembre 1873, il Consorzio concedeva al Comune di derivare una quantità d'acqua necessaria per l'innaffiamento stradale. (20) Al pari di quanto successo con le bealere Cossola (1932) e Becchia, (1935) dopo l’acquisizione la Municipalità procedette ad un piano organico di riordino degli alvei che ne determinò il sensibile ridimensionamento e la scomparsa pressoché totale di quelli scoperti, a partire dalle aree più vicine all’abitato.

All’alba del Duemila, nell’ultimo periodo di esercizio, la bealera contava due soli utenti e una superficie irrigua di 0,3 ha. (21) La lunghezza complessiva era ridotta a 6.750 metri, di cui 4.750 metri nel territorio torinese, dove solo 800 metri rimanevano scoperti, sui 2.700 complessivi. Il riparto Pernigotti, tuttora teoricamente in vigore, assegnava alla bealera la portata d’acqua di 1.456 l/sec nella stagione irrigua (tra gli equinozi di primavera e autunno) e di 364 l/sec nel resto dell’anno, utilizzati per l’abbeveraggio del bestiame ed eventuali funzioni domestiche nelle cascine. Tale competenza fu confermata dai successivi rinnovi di concessione e solo con l’ultimo (1997) fu ridotta a 1.100 l/sec.

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Gli orti sul lato di nordovest di l.go Toscana sono stati probabilmente gli ultimi utilizzatori del ramo del Marchese, di cui nella foto si nota qualche traccia, e dalla bealera vecchia di Lucento stessa. A sinistra la Carta Tecnica della Città di Torino: il ramo del Marchese e,  più in basso ed affiancati, il ramo di Viarbré e il canale Ceronda (ramo sinistro).

Fonte: Città di Torino, Piano Regolatore, Carta dei corsi d'acqua minori

Quando alla fine del 2012 la Città di Torino tolse per sempre l’acqua alle proprie derivazioni, la bealera vecchia di Lucento, esaurita ogni funzione e utenza, risultava già stata dismessa. Solo con D.D. n° 713-12503 del 15/11/2019, emanato nel contesto delle autorizzazioni per l’impianto idroelettrico da realizzarsi sulla traversa della bealera, la Città Metropolitana ha preso atto formale della rinuncia presentata a suo tempo dalla Municipalità «al riconoscimento di derivazione idrica a mezzo della Bealera Vecchia di Lucento ad uso agricolo e civile, di cui alla domanda 28/12/1921 (pratrica n° gdTO 10056 A)» (22)

 

Nella fattispecie il documento stabilisce che: 

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I vecchi alvei, asciutti e spesso sommersi dalla vegetazione, sussistono nel tratto suburbano, fino alla cascina Pellerina, dove alcuni fossi collegati alla bealera si spingono nell’area nordoccidentale del parco Mario Carrara. Secondo la più recente mappatura della Regione Piemonte, le ramificazioni residue esistenti nel sottosuolo cittadino sono limitate, per il ramo del Marchese, all’angolo delle vie Borsi e Pianezza, e per quello di Viarbè alle vie Verolengo e Orvieto. (23) Come si è visto, il ramo del Santo Spirito da tempo era stato già in parte soppresso ed in parte associato alla bealera nuova.

Bealera vecchia di  Lucento oggi

(cliccare sull'immagine per ingrandire e navigare)

La bealera vecchia di Lucento è stata disattivata da parecchi anni. L'ortofoto mostra i tracciati residui ufficilmente esistenti, destinati ora soltanto alla raccolta delle acque piovane di superficie. L'alveo della bealera, prosciugato e sommerso dalla vegetazione, rimane a cielo aperto fino alla cascina Pellerina, scomparendo poi nel sottosuolo. Mantenendosi sempre sul terrazzo fluviale che si affaccia sulla Dora, la bealera attraversa oggi c.so Regina Margherita seguendo via Pietro Cossa e poi via Pianezza. Il ramo del Marchese risulta limitato all’angolo delle vie Borsi e Pianezza, e quello di Viarbè alla via Verolengo.

 

Fonte: Mappatura su Google Maps utilizzando i metadati del S.I.B.I. -  Regione Piemonte.

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Il filatoio del Castello e le utenze manifatturiere

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I filatoio da seta del castello di Lucento.

Fonte: AST, Sez. Riunite, Catasto Napoleonico

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La nuova centrale idroelettrica sulla traversa di Collegno

Il salto creato a Collegno dalla traversa della bealera vecchia di Lucento, come ormai molti altri sulla Dora, verrà utilizzato per la produzione di energia idroelettrica. Le Determinazioni dirigenziali della Città metropolitana di Torino del 17 settembre 2021 (24) concludono l’iter di autorizzazione alla costruzione ed esercizio dell’impianto denominato “Derivazione idroelettrica dal F. Dora Riparia presso la traversa esistente propria della Bealera Vecchia di Lucento”, nonché delle opere e delle infrastrutture collegate. L’Autorizzazione Unica era stata richiesta in origine, in data 11 giugno 2015, dalla Giò Costruzioni S.r.l. di San Remo (IM), alla quale il 29 novembre 2017 subentrava la Caesar S.r.l. di Ceva (CN) ed è perciò quest’ultima la beneficiaria effettiva delle concessioni accordate.

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A sinistra: Traversa esistente in sponda sinistra orografica della Dora. A destra: Fotoinserimento del nuovo sbarramento gonfiabile e delle rampe per il passaggio dell'ittiofanuna.

Fonte: Città Metropolitana di Torino, Relazione non tecnica, cit.

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A sinistra: Parcheggio di fronte agli orti urbani di via della Serpera a Collegno. A destra: Fotoinserimento con alcune parti dell'impianto in progetto e sullo sfondo l'accesso ai locali interrati.

Fonte: Città Metropolitana di Torino, Relazione non tecnica, cit.

La centrale (classificata tra gli impianti per la produzione di energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 kW oppure alimentati da derivazioni con portata massima prelevata superiore a 260 litri al secondo) sarà realizzata dove avveniva nel punto di captazione della bealera, quindi in sponda sinistra orografica del fiume, dopo averne valutata sia la collocazione nell’identico luogo in sponda destra, sia in altra posizione, un chilometro circa più a valle, sul confine tra Collegno e Torino, dove avveniva la derivazione del canale dell’ottocentesca fabbrica di fiammiferi dei fratelli Della Cha’

Gli approfondimenti tecnici svolti nel corso dell’istruttoria di autorizzazione hanno ridotto le potenzialità della centrale, limitando la derivazione d’acqua dai 40.000 l/s richiesti ai 32.000 concessi nella portata massima - e dai 19.398 ai 16.000 litri/s per quella media. Di conseguenza la potenza nominale media dell’impianto, sul salto di 2,54 m, è scesa da 477 a 399 kWBisogna tuttavia ricordare che le finalità di progetti simili non sono riconducibili alla sola quantità di elettricità generata, ma si allargano alla prospettiva di sviluppo generalizzato delle energie dolci e rinnovabili, alla sistemazione e alla accresciuta fruibilità del territorio, nonché ai vantaggi generati dalle opere di compensazione; la maggiore delle quali, nella fattispecie, sarà rappresentata dalla pista ciclopedonale di circa 785 m che, partendo dall’impianto idroelettrico, completerà il collegamento tra il parco Mario Carrara di Torino e quello agronaturale di Collegno.

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Parcheggio vicino al complesso degli orti urbani di Collegno, dove verrà realizzata la centrale, e fotoinserimento dell'impianto con in primo piano alcune parti dell'opera di derivazione e l'accesso ai locali sotterranei.

Fonte: Città Metropolitana di Torino, Relazione non tecnica, cit.

Elementi tecnici rilevanti (25)

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In sintesi, oltre alla realizzazione delle strutture della centrale, il progetto prevede l’adeguamento della traversa esistente innalzando il salto e del livello idrico monte di di 1,5 m del mediante uno sbarramento gonfiabile, e l’aggiunta di una doppia scala per la rimonta per l’ittiofauna. Le turbine, collocate in un locale interrato, saranno due, di tipo Kaplan ad asse verticale, capaci di smaltire ognuna fino a 16,000 mc d’acqua al secondo. La restituzione avverrà immediatamente a valle attraverso un canale di circa 8 metri di lunghezza interrato nella prima parte. La connessione alla rete elettrica di distribuzione avverrà tramite un elettrodotto interrato di circa 500 m che collegherà la cabina in costruzione alla linea MT presso la S.P. 24.

Più nel dettaglio, il progetto prevede la realizzazione delle seguenti opere (27): 

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LO STATO DEI LAVORI

Nel febbraio del 2023, è stato avviato il cantiere della centrale nuova idroelettrica di via Serpera, a Collegno. Tuttavia dopo lo sfalcio della vegetazione e i primi sbancamenti i lavori sono stati interrotti e tali risultano ancora nel mese di agosto.

Lavori
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Le primissime fasi di cantiere offrono squarci inediti e le ultime immagini inedita della traversa, dell'imbocco e delle opere di presa e regolazione della bealera vecchia di Lucento, dismessa da tempo.

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I lavori procedono e poche settimane dopo le strutture di presa della bealera sono scomparse e al contempo si lavora sulla sponda destra del fiume.

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L’opera di presa è collocata dal progetto sulla sponda orografica sinistra della Dora. Essa è costituita da un manufatto in calcestruzzo delle dimensioni di 25,0 x 2,1 m dotato di paratronchi metallico con sistema di rimozione del materiale mediante braccio meccanico. L’opera di derivazione, interrata, convoglierà la portata verso la vasca di carico scoperta, munita di due paratoie piane automatiche per la gestione distinta delle turbine. Le scale per la rimonta dei pesci, costituite da una serie di vasche con fenditure verticali, saranno due, collocate alla sinistra e alla destra della traversa. Quest’ultima sarà completata per tutta la lunghezza da una platea in massi per contrastare i fenomeni erosivi.

Fonte: Città metropolitana di Torino, Sintesi non tecnica, cit. 

L’intera progettazione della centrale idroelettrica - tanto nell’assetto finale dell’opera, quanto nelle diverse fasi di cantiere - è stata curata con l’obiettivo del minimo impatto ambientale possibile e del massimo rispetto della flora e della fauna del luogo.

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Si ringrazia il dott. Carlo Ferrero della Città metropolitana di Torino per l'interessamento e per la documentazione fornita.

note

NOTE

(24) Città metropolitana di Torino, D.D. 4592 del 17/09/2021, Autorizzazione unica per la costruzione l'esercizio del nuovo impianto idroelettrico nel Comune di Collegno a mezzo di derivazione d'acqua dalla Dora Riparia da attuarsi presso la traversa esistente un tempo servizio della bealera vecchia di Lucento; e D.D. 4593 del 17/09/2021, Concessione di derivazione d'acqua ad uso energetico dal torrente Dora Riparia in Comune di Collegno. Nuovo impianto idroelettrico presso la traversa esistente un tempo servizio della bealera vecchia di Lucento. Secondo la normativa vigente, l'iter burocratico amministrativo ha richiesto ben 25 atti di approvazione o assenso.

(25) Città metropolitana di Torino, D.D. n° 4238, Derivazione Idroelettrica sul fiume Dora Riparia... - Allegato A, Relazione Generale sull'istruttoria dell'Organo Tecnico.

On line dal 10-11-2021

Ultimo aggiornamento:18-08-2023

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