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La Bealera di Pianezza

(o dei Prati di Pianezza)

La bealera dei Prati di Pianezza è di origine medioevale ed ha avuto sempre, e soltanto, scopi irrigui. Essa ancor oggi non solo rimane un'opera di pregio idraulico e di valore storico culturale, ma serve un’ampia area agricola, dividendosi in tre rami. Dal 2021 una centrale idroelettrica sfrutta il salto creato dalla traversa nel comune di Alpignano.

Bealera di  Pianezza

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Proprietario esclusivo della bealera dei Prati è il comune di Pianezza; essa è tuttora attiva ed irriga esclusivamente terreni posti nel territorio comunale. Data la natura rurale, scorre per lunghi tratti a cielo aperto, salvo quelli in galleria ai piedi del costone che si affaccia sul fiume e quelli nelle zone urbanizzate.

Elaborazione www.icanaliditorino.it

Fonte del tracciato: S.I.B.I.- Regione Piemonte,Mappa del comprensorio irriguo Bassa valle di Susa e Bassa valle Sangone. (Agg. 2010)

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L'opera di presa della bealera si  trova ad Alpignano, in regione Sassetto, tra la centrale Enel del ponte vecchio e il ponte canale della bealera di Orbassano. Ben visibile la contro-diga che limita l'erosione della corrente.  L'ortofoto mostra il quadro precedente alla realizzazione dell'impianto idroelettrico inaugurato nel dicembre 2021.         

Fonte:  GoogleMaps.com

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origini

Le origini

La creazione della bealera risale al 1328, quando con atto del 14 luglio Enrico Aleo, Procuratore di Filippo di Savoia, principe di Acaia, concede in censo perpetuo alla Comunità di Pianezza 98 giornate, 26 tavole, e 8 piedi del «pascolo detto di Cassagna» in cambio di un sestario annuo di avena per ogni giornata. I 37,44 ettari ceduti sono parte di una proprietà ben più vasta, di 165 ettari. Contestualmente viene concesso agli «Uomini di Pianezza» di derivare dalla Dora Riparia una bealera per irrigare i prati «della Comunità e dei partecipanti» sotto condizione che l'opera rimanesse entro i confini comunali. (1) Così recita il passo chiave del documento:

"Concessit insuper praedictus procurator dicto nomine, et per pactum expressum laudavit quod praedicti homines del Plantiis possint facere bealeriam unam vel plures ad conducendam aquam de Duria ad praedictam Cassagnam prout eis videbitur expedire, et de ipsa aqua facere et ordinare semel et pluries ed eorum liberam voluntatem, et ad dicti Comunis comodum et utilitatem; sic quod docta aqua nullatenus possit extrahi vel aliter duci et transferri ultre et extra fine dicti Comunis Planitarium, nisi dumtaxat de dicti Comunis procedere voluntate seu maioris partis credentiae dicti loci". (2)

 

(Il suddetto procuratore, in quanto tale, concesse e apprezzò esplicitamente che i predetti cittadini di Pianezza possano costruire una o più bealere per condurre l'acqua della Dora alla suddetta Cassagna fin dove loro sembrerè opportuno e di quella stessa acqua possano farne ed ordinarne una sola derivazione o più secondo la loro volontà e per il vantaggio e l'utilità del Comune, sicché l'acqua incanalata nessuno possa prenderla o condurre altrove e trasferire oltre e fuori del detto comune de Pianezza, se non soltanto con la volontà di procedere in tal sennso da parte del detto Comune o della maggioranza del suo Consiglio.)

La bealera ha dunque origini assai remote: con quasi settecento anni di vita è tra le più antiche dell’area torinese e costituisce un rilevante esempio di struttura idraulica medioevale.

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“Tipo dimostrativo del fiume Dora nel sito in cui dalla comunità di Pianezza si fa sulle fini d' Alpignano la derivazione della bealera per l' irrigamento dei prati posti nel suo territorio”. Il disegno redatto dall’architetto Sebastiano Riccati il 26 aprile 1782 mostra la presa della bealera. Una traversa priva di scaricatore sbarra la Dora in diagonale e l’acqua introdotta nel canale (in basso a sinistra) è regolata da una semplice paratoia. Sulla sponda opposta la bealera Becchia scorre parallela al fiume e, come ancora oggi, uno scaricatore vi riversa le acque eccedenti. 

Fonte: AST, Sez. Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi articolo 663, Dora Riparia, fiume, m 387

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Il Piano redatto dalla Commissione Pernigotti alla metà dell'Ottocento mostra un'organizzazione idraulica non troppo differente di quella odierna, sia per quanto riguarda la della bealera dei Prati di Pianezza, sia il territorio di Alpignano.

Fonte: ASCT, 12. 1. 32. (particolare) 

presa

Le opere di presa

L’acqua è introdotta nella bealera da una traversa che sbarra obliquamente la Dora ad Alpignano, in regione Sassetto, oggi ai piedi del parco Aldo Moro. Per quanto sia di origine assai remota, di essa non si hanno molte informazioni antecedenti i lavori della Commissione Pernigotti del 1840-44; l'Archivio di Stato di Torino conserva però un bel Tipo dimostrativo delle opere di presa risalente al 1782. (Riportato qui sopra). Secondo il Pernigotti la traversa è composta da cinque ordini di pali, lunga 48 m, e crea un salto di 1,13 m. All'estremità destra l'imbocco del canale è sormontato da una brida formata da travi in legno che definisce una luce di 0,90 m di l’altezza per 3,55 m di larghezza. Completano le opere di presa una balconera munita di due paratoie ciascuna larga 1,21 m e uno scaricatore, disposto in posizione ortogonale, con doppie porte di 1,12 m di luce. Stipiti e cappello del telaio della balconera sono in pietra da taglio, mentre quelli dello scaricatore sono in legno. Le porte di entrambi sono maneggiate con spranghe di ferro e torni. A 194 metri dall'imbocco si trova un secondo scaricatore con due luci di m 0,76; la soglia è più bassa di quella della balconera d'imbocco di 0,70 m, per cui le acque cadono nella Dora con un salto residuo di oltre un metro. (3)

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I disegni della Commissione Pernigotti (1844) mostrano i dettagli delle opere di presa della bealera. L'incile è a bocca libera e l'acqua immessa è limitata soltanto da una "brida" di travi in legno. La successiva regolazione del flusso è affidata a due coppie di paratoie mobili, di cui una è perpendicolare alla bealera e l'altra, a lato, scarica nella Dora.

Fonte: ASCT, 12. 1. 32. (particolare) 

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Lo sbarramento e le opere di presa attuali.

L'odierna diga a tracimazione in cemento armato crea un salto idrico di circa 2.7 m; il livello medio dell'invaso a monte è a quota 302.10 m s.l.m. e quello a valle a 299,40 m s.l.m. Adeguata alle nuove necessità, la traversa non è stata sostanzialmente modificata la costruzione della centrale elettrica. Secondo la normativa vigente, è stata aggiunta una scala per la risalita dell’ittiofauna, raccordata allo sbarramento da un elemento di separazione longitudinale al flusso della corrente. L’imbocco di presa, a luce sottobattente interamente sommersa, è stato portato a 16 m di larghezza per captare l’afflusso massimo di portata previsto. Il sistema delle paratoie che regolano la divisione dell'acqua tra la centrale e la bealera stato progettato e costruito ex novo. (4)

Il sito prima e dopo la ristrutturazione.

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I lavori hanno modificato profondamente il sito eliminando le vecchie strutture idrauliche della bealera. La traversa è rimasta invece pressochè immutata, con la sola aggiunta della scala per la risalita dei pesci e dell'elemento che la raccorda alla traversa stessa.

Il Riparto Pernigotti attribuisce alla bealera una competenza d’acqua, in regime ordinario, di 1.028 l/sec. Le opere di presa e la pendenza del canale consentirebbero derivare un flusso massimo ben più consistente, di oltre 1.500 l/sec; tuttavia e portate assegnate sono state congrue alle effettive necessità, e il controllo dell’acqua che scorre nel canale è affidato numerosi scaricatori distribuiti lungo il percorso.

Portate attribuite dal riparto Pernigotti

Le portate stabilite dalla Commissione Pernigotti rimangono valide ancor oggi, almeno formalmente. I dati in tabella sono indicati sia nella unità di misura otto-centesca, la "ruota  idraulica", sia nei più attuali litri al secondo.

Vecchie e nuove opere di presa

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L'acqua immessa nel canale irriguo è regolata ora da una prima paratoia elettrica sulla sinistra della camera di carico sotterranea della centrale elettrica. L'ulteriore controllo del flusso avviene attraverso due saracines-che a manovra manuale, una ortogonale all'alveo ed ed all'imbocco del canale, e

l'altra, laterale, sullo scaricatore. Esse sono collocate all'esterno della centrale per essere azionate liberamente dal personale della bealera. Per motivi di sicurezza quest'ultima è stata completamente coperta all'interno dell'impianto e nel tratto successivo.

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A sinistra, la paratoia elettrica la camera di carico, chiusa al momento dello scatto. A destra, i meccanismi di controllo manuali all'esterno dell'impianto

tracciato

Il tracciato

La bealera scorre alla sinistra della Dora Riparia attraverso i comuni di Alpignano e di Pianezza per oltre sedici chilometri complessivi, considerati i diversi rami. Per un lungo tratto essa rimane ai piedi del ripido costone che si affaccia sul fiume, e parallela ad esso, dove numerose gallerie ne proteggono l'alveo dalle frane.  A circa 500 metri dall'imbocco, essa passa sotto il ponte-canale della bealera di Orbassano, e dopo altri 350 m viene affiancata dalla bealera di Venaria. Nei pressi del cimitero di Pianezza si allontana dal fiume, fino a raggiungere la zona industriale, dove iniziano le ripartizioni. In passato il Pernigotti rilevava che «alla cascina Bianchina la bealera si suddivide in tre ramificazioni, due dette le vecchie ed una la nuova». (5) Oggi in regione Trent essa si divide una prima volta in due bracci: quello a monte, detto "della bealera Grossa", o "ramo Merli", volge verso Druento, esaurendosi in prossimità del Rio Fellone; il braccio a valle - che prende il nome di "bealera Doppia", o "bealera Vecchia", o "braccio Unico - si dirige ad est, ripartendosi poi nei rami "sinistro" e  "destro". Gli scolaticci di entrambi finiscono nella bealera di Venaria e quindi tutti gli scarichi della bealera si versano nel bacino del torrente Ceronda, affluente della Stura di Lanzo. (6) Una rete capillare di rogge e fossi provvede alla distribuzione delle acque nei prati e nei campi circostanti.

Galleria fotografica

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Le misure della bealera e dei suoi rami

Le misurazioni effettuate in mappa e quindi necessariamente approssimate.

Galleria fotografica