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Il Canale Meana

I canali

dell'Arsenale e di Vanchiglia

E gli altri canali in Torino

ABSTRACT

Il canale dell’Arsenale era il maggiore tra quelli uscenti dal casotto-partitore della porta Susina che distribuiva in città le acque del canale di Torino. Esso principalmente dava movimento agli “ordegni” dell'Arsenale militare - tra i quali ad una grossa “tenivella” impiegata per l’alesatura dei cannoni - collocati nel complesso settecentesco che in parte ancora sussiste nella omonima via. Nel 1840, oltre alle tre ruote idrauliche dell'opificio militare, le sue acque facevano girare quattro ruote di altrettante manifatture minori. 

Fin dal medioevo esistono tracce di una bealera di Vanchiglia, che proseguiva quella dei molini di Dora, raccogliendo le acque reflue della città. Vanchiglia rimase una regione umida, paludosa, spopolata e dedicata principalmente al pascolo ed al foraggio fino alla seconda metà dell’Ottocento e gli scoli urbani, ricchi di sostanze fertilizzanti, erano quanto mai adatti all’irrigazione dei suoi prati. Il canale stesso dell’Arsenale, che assolte le funzioni che gli erano proprie fluiva ai piedi delle fortificazioni sudoccidentali, alla porta di Po voltava bruscamente verso nordest disperdendosi nei terreni circostanti. ​Con lo spianamento delle fortificazioni le acque degli scaricatori cittadini vennero riunite tutte a vantaggio di un consorzio formato dai proprietari di oltre quattrocento giornate di terreno irriguo in Vanchiglia. Esse servivano anche le fosse di decantazione per la produzione di concime, dette per l'appunto “tampe di Vanchiglia”. Tutte queste strutture idrauliche scomparvero ovviamente con il procedere dell’urbanizzazione.

Tracciato del canale dell'Arsenale. I percorsi delle altre canalizzazioni interne alla città, tra cui quello dei canali di Vanchiglia, in questa sede, devono essere considerati solamente indicativi.

Elaborazione www.icanaliditorino.it su base Google Earth

​Altre canalizzazioni percorrevano il sottosuolo cittadino. Nella mappa qui sotto, che risale al 1852, si possono distinguere il canale dell'Arsenale, il canale dei macelli, il canale del giardino reale, il canale delle fontane di S. Barbara e il canale Noli. Essa non comprende invece i condotti uso soltanto fognario. Tutte derivano dal partitore di p.za Statuto, alimentato a sua volta dal canale di Torino, e risultano ormai coperte. Salvo il canale del giardino reale, non solo esplicano le tradizionali funzioni urbane, ma alimentano anche qualche ruota motrice di limitata potenza.

1852--Canali-in-Torino_edited.jpg

Fonte: ASCT,  TD 12.1.90. (particolare)

Nel 1893 una relazione dell'Ufficio d'Igiene così descrive la rete dei canali che scorrono nel sottosuolo torinese:

     "Dal canale di Torino, prima di arrivare al partitore di Porta Susa, e subito dopo il sifone della ferrovia, si diramano due bracci, detti, il primo, delle Fontane ed il secondo del giardino del Re.

     Il braccio delle Fontane percorre il corso Principe Eugenio, via Santa Chiara, corso Valdocco, Regina Margherita, dove si suddivide in canale Noli e canale Fontane. Il canale Noli dà la forza agli stabilimenti Beata e Perrone, e Romana; quello delle Fontane agli stabilimenti Caffarel Eredi, Zora e Rovei.

     Il braccio del giardino del Re; percorre le vie del Carmine, corso Valdocco via S. Chiara, via del Deposito, via Giulio e poi continua fino al giardino reale. Dà moto allo stabilimento Piana. Le acque di questi due canali servono poi alla lavatura dei canali neri compresi nella zona da loro percorsa. Dal partitore di Porta Susa si diramano tre bracci: il primo, detto Condottino, percorre piazza Statuto, via Garibaldi, piazza Palazzo Città; e per via Milano va nel canale dei Molassi.

     Il secondo, detto di via Garibaldi, attraversa tutta la città, e va a scaricarsi al Po, oppure nel canale di Vanchiglia. Questi due canali servono essenzialmente per le lavature dei canali neri e come fogne.

     Il terzo, detto dell'Arsenale, percorre la parte meridionale della città, verso Porta Nuova; e dopo si dirige, attraversando la piazza Vittorio Emanuele, nella regione Vanchiglia, dove irriga tutta quella zona. Sul medesimo esistono vari stabilimenti, ai quali egli dà la forza motrice. Durante la notte le sue acque sono destinate alla lavatura dei canali neri".

Fonte: Torino - Ufficio d’igiene, Torino e le sue acque:

estratto del rendiconto dell’ufficio d’igiene per l’anno 1893, Torino, Botta, 1895, p. 48

I canali urbani sotterranei tuttora esistenti sono quelli integrati nella rete fognaria. Secondo la più aggiornata mappatura della Regione Piemonte, sopravvivono oggi il condotto sotterraneo di Dora grossa, prolungato fino al Po, ed il cosiddetto Condottino. Essi sono indicati in mappa in tinta azzurra. Entrambi hanno origine dal partitore di p.za Statuto, per secoli a sua volta adacquato dal canale della Pellerina; questi però è disattivato da una ventina di anni e oggi il partitore è alimentato da una canalizzazione che scorre sotto c.so Francia. La mappa inoltre riporta, in tinta bianca, le altre canalizzazioni cittadine residue.

Fonte: nostra elaborazione su mappe Google e dati della Regione Piemonte (2021).

La rete odierna dei canali in città

(Mappa ingrandibile)

Ultimo aggiornamento: 05-10-2021

1852---Mappa-Torino--Canali---TD-12.1.jpg
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