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La bealera Barola

Online dal: 26/11/2023

La Bealera Barola, o del Marchese di Barolo, ha origini medievali e le sue vicende sono strettamente collegate a quelle del feudo di Altessano. (1) Essa attraversava i comuni di Pianezza, Collegno, Venaria e Torino, dividendosi in tre rami, e svolgeva funzioni miste, agricole ed industriali, perlopiù a favore delle proprietà dei Barolo. Amministrata dall’Opera pia omonima dopo l’estinzione del casato, era inattiva da tempo e nel 2022 l'imbocco è stato eliminato ed è stata chiusa definitivamente. Tuttavia, alcuni segmenti del ramo torinese sono oggi utilizzati dalle acque di altre canalizzazioni.  

Contenuti

  • Le origini

  • Nella Relazione Pernigotti

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La bealera Barola

Fig. 1. - In figura è riportato il tracciato ottocentesco della bealera Barola secondo la mappatura del catasto Rabbini (1866 circa). La presa è situata a Pianezza, assai prossima a quella della bealera della Comunità di Collegno, che in figura è indicata dalla linea blu sottile. Le due canalizzazioni proseguivano poi parallele intersecandosi più volte. Superato l'abitato di Collegno si separavano e la Barola proseguiva mantenendosi più a nord. A Venaria essa si divideva in tre rami: i primi due, noti come "braccio della Pista" e "braccio del Filatoio", confluivano nella Ceronda entro i confini venariesi, mentre il terzo, denominato "braccio Scaricatore di Druento" si scaricava nella Stura a Torino. 

Le origini

Lo scavo della bealera risale al 1480, quando Costanzo, Antonio, Pietro Antonio, Francesco, e Guglielmo, fratelli Provana, Consignori di Druent, Pianezza, e Rubianetta, concede a Domenico Avogadro dei Consignori di Casanova e di Altessano inferiore il permesso di derivare dalla Dora una bealera entro i confini di Pianezza, nel luogo ritenuto da egli più opportuno. L’accordo prevede l’obbligo per Domenico Avogadro di realizzare ficca, palizzate e ogni altra opera di derivazione in cambio del godimento in perpetuo delle acque della bealera, riservandone l’ottava parte ai Provana quale indennizzo per l’attraversamento dei loro domini. (2) 

Il 24 gennaio 1549, Giovanni Battista Avogadro vende la metà del feudo di Altessano Inferiore a Renato Birago, Presidente del Parlamento di Torino durante l’occupazione francese, al prezzo di duemila scudi d’oro. La transizione comprende la bealera, che però versa in pessime condizioni da almeno una quindicina d'anni, il cui ripristino è giudicato assai costoso. Le riparazioni, tuttavia, vengono eseguite, se nel1567 la bealera viene inclusa tra le otto canalizzazioni per le quali il Duca ordina di ridurre la portata per non privare dell'acqua la Città di Torino e i suoi opifici. (3) 

Il 1 maggio 1564, il Birago completa l’acquisizione rilevando l’altra metà del feudo dai signori Balbi per duemilasettecento scudi. Pochi giorni dopo, il 3 giugno, egli rivende il “luogo” di Altessano inferiore e la tenuta del Valentino a Emanuele Filiberto, ottenendo in cambio trentamila scudi. Il Duca erige Altessano Inferiore a contado e, con atto del 10 giugno 1564, lo cede  al sig.r Nicolo d'Henrico sig.r cavalier di Cremieu Quirien (anche Cremiù  o Cremieux), al prezzo di ventiquattromila scudi. In cambio il Cremieu rinuncia a ogni diritto sulle terre e sul castello di Stupinigi - acquisite in precedenza dal Governatore francese, il conte Cossè di Brissac - che entrano così tra i possedimenti dei Savoia. (4) La cessione riguarda "il luogo di Altesano da basso con sue giuriditioni fedeltà d'huomini palazzo casiamenti, giardini, grange, possessioni, prati, alteni boschi, molino, resiga, porto sopra il fiume di stura et ceronda, bialere, acque et acquedutti", inclusa quindi la bealera in esame. I limiti del contado sono definiti dai "finaggi di Turino, Collegno, Borgaro et Altesano superiore". (5)

Con l’estinzione dei Cremiù, i possedimenti del contado di Altessano Inferiore passano ai Provana di Druent e successivamente ai marchesi di Barolo, dei quali Carlo Tancredi Falletti e la moglie Juliette Colbert di Maulévrier sono stati gli ultimi e più noti discendenti. (6) La bealera deve quindi a questo casato il suo nome attuale. Tuttavia, non sappiamo con quale appellativo fosse conosciuta in precedenza; probabilmente come “bealera di Altessano di Val”, e anche “bealera di Druent”, corrispondente alla canalizzazione realizzata nella seconda metà del Cinquecento per il servizio del giardino della residenza ducale torinese. (link - generando confusione con l’omonima bealera, detta anche  Naviglio della Comunità di Druento). Dopi il 1864, con la morte della marchesa Giulia, i beni della famiglia, compresa quindi la bealera, sono amministrati dall’Opera Pia Barolo. 

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Fig. 2. - La bealera attraversava il feudo di Altessano (poi Venaria reale). Nella mappa di Giovanni Amedeo Grossi del 1790-91 esso è già passato ai marchesi di Barolo, come testimoniano le molte cascine di proprietà degli stessi. A Venaria, la Barola si divideva in tre rami: uno proseguiva verso Torino seguendo la strada di Druento, mentre gli altri due attraversavano il comune scaricandosi nel torrente Ceronda. La "villa" in basso a destra si trova tuttora in fronte all'Allianz Juventus Stadium. 

Fonte: Galllica - BNF (particolare)

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(1) Il "luogo" di Altessano, di origine romana, nel XVI secolo venne diviso in Altessano Superiore, eletto dai Savoia quale sede della nuova Residenza ducale, e Altessano Inferiore, corrispondente al nucleo storico originario. Oggi il comune di  Venaria reale ingloba entrambi, con Altessano ridotto alla frazione situata al di là della ferrovia.

(2) Cfr. La Relazione dell’avv. Gioberti nell'ambito dei lavori della Commissione Pernigotti: Progetto per La ripartizione delle acque del fiume Dora Riparia, Tipografia Chirio e Mina, pag. 307 e segg., Torino, 1851. In particolare pag.309: “… facultas capiendi et construendi unum bochetum sive introitum aut aditum unius bealeriae apud flumen Duriae, et, cum suis schesis, fichis sive passoneriis necessariis et opportunis fiendis in dicto flumine Duriae, per et ad causam divertendi, et labi faciendi aquam in dicto bochetto … in et super fines Planetiarum… versus Altessanum inferiorem, et eius fines, libere et impune, et sine contradictione praefatorum Dominorum, haeredum et successorum, aut alterius cujuscumque personae, pacto apposito… quod ipsa bealeria confecta sumptibus, praefati D. Dominici … possint habere Domini Planetiarum, Druentii et Rubianetae octavam partem totius aquae labentis et discurrentis per ipsam bealeriam ... residuum vero ... habeat et perpetuo possideat praefatus D. Dominicus prò se et suis haeredibus.” Per il testo integrale dell'atto Cfr. AST.

(3) Cfr. Realzione Gioberti, Idem.

(4) Cfr. Realzione Gioberti, Idem.

(5) Cfr. AST, Riunite, Camera dei Conti, Camera dei conti di Piemonte, Patenti regie, Articolo 687, Paragrafo 1-Patenti e concessioni sovrane e camerali di ogni genere, mazzo 10, p. 207 10 giugno 1564, Istrumento di venditione fatta per sua Alt.za del luogo di Altesano inferiore all'Ill.mo S.r Nicolo d'Henrico Cavalier s.r. di Cremieu.

(6) Cfr. Realzione Gioberti, Idem.

(7) Il Gioberti sostiene che, secondo una nota presentata nel 1822 dal Marchese di Barolo, le acque del canale servivano: all’irrigazione di oltre 1400 giornate di terreni nel territorio di Altessano, di cui circa 800 di prati; al giro delle ruote di un torchio da olio, di una pesta da canapa, di un molino a tre macine, di una sega da legnami già appartenenti al feudo; all’irrigazione di 220 giornate 220 territorio di Tonino e infine al filatoio da seta e filanda di 70 fornelletti posti nel territorio d’Allessano. Cfr. Realzione Gioberti, Idem.

Il quadro ottocentesco nella relazione Pernigotti (1840-1844)

OPERE DI PRESA

"Il sito dell’estrazione dell’acqua per questa bealera è pressoché attiguo a quello della bealera della Comunità di Collegno. (Fig. 3) La chiusa o pescaia, pure disposta obliquamente, che sostiene le acque per avviarle al sito della balconata, chiude tutto l’alveo del torrente con una lunghezza di metri 150, con il salto di metri 2,18, comune con la chiusa dell’anzidetta bealera di Collegno. Essa non è munita di brida veruna all’estremità della chiusa. La balconata costrutta in traverso della bealera è disposta a due porte, di metri 0,94 cadauno, maneggiate con catene ed argani. Lo scaricatore, collocato pressoché di fianco alla detta balconera dal lato della Dora,

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Fig. 3. - Nella metà dell'Ottocento, la bealera Barola e quella della Collegno erano dotate di due traverse autonome che sbarravano obliquamente la Dora, solo in seguito sostituite da un unico sbarramento comune. Subito a valle della presa sono posti due scaricatori; i due canali proseguivano poi affiancati.

Fonte: ASCT; TD 12 1 37 (particolare)

è disposto a tre aperture, di 0,94 di luce cadauno, mosse pure con l’uso di argani e di catene annesse alle sottoposte dette porte; il loro maneggio è mal combinato e mal assestato. (Fig. 4) La radice o soglia della balconata, per metri 3,55 sotto il ciglio del cappello, è di cent. 7 più depressa di quella dello scaricatore. Gli stipiti e cappelli componenti l’intellaramento della balconera e scaricatore predesignati sono intieramente in legno, in cattiva condizione".

"Due scaricatori sono disposti a poca distanza dalla detta balconata, il primo a metri 96,00, di larghezza di metri 2 in due luci, con la soglia di cent. 57 più depressa di quella della balconata; l’altro alla distanza di metri 131 dal precedente, con la differenza di cent. 63 nella posizione altimetrica della radice; ambedue sono con stipiti e cappelli in legno, e quasi fuori d’uso in quanto al maneggio".

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Fig. 4. - L'imbocco della bealera Barola era a bocca libera, ossia sprovvisto di un edificio per la regolazione del flusso. Tale regolazione avveniva a breve distanza dalla traversa mediante due gruppi di paratoie, la prima, a due luci e perpendicolare al canale, per l'eflusso, la seconda, a tre luci e ortogonale alla prima, per lo scaricatore. 

Fonte: ASCT; TD 12 1 37 (particolare)

Ultime immagini della bealera Barola in attività

Per qualche tempo dopo la chiusura della bealera, il tratto iniziale è rimasto in attività a vantaggio, e a carico, di alcune utenze irrigue, confluendo definitivamente nella Dora a Collegno, sotto il ponte della Tangenziale. Le immagini pubblicate risalgono al 2011-2012, oggi anche questo tratto è stato abbandonato.

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A sinistra: La bealera nella boscaglia, tra la bealera di Collegno e la Dora. A destra: Sotto il ponte della Tangenziale, nel comune di Collegno.

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A sinistra: il canale scaricatore che svuotava definitivamente la bealera, immediatamente dopo il ponte della Tangenziale. A destra: l'alveo asciutto e già abbandonato da tempo, attraversato da un vecchio condotto scolmatore della parallela bealera di Collegno.

TRACCIATO E FUNZIONI

La bealera passa pei territorii di Pianezza (ove ha il suo principio), di Collcgno e di Venaria, e porta le sue acque di scolo nella Stura verso Altezzano, con uno sviluppo di metri 5200 nel corso principale".

"Per la cattiva anzi accennata condizione della pescaia della poco superiore bealera della Comunità di Collegno, le acque del torrente possono pervenire in conveniente altezza su quella della bealera Barola, la quale, perchè attraversa pure tutto l'alveo, e perchè è mantenuta in migliore condizione della precedente, è capace a sostenere, e rivolgere alla luce della balconata della mede­sima un quantitativo d'acqua più abbondante, in paragone dell'uso a cui è destinato, e di quello, che allo stato delle cose, può tirare quella predetta di Collegno".

 

"Servono le sue acque pel movimento di alcuni edifizi in Altezzano, cioè di un torchio da olio, di una pesta di canapa, di un molino a tre macine, di una sega e di un filatoio di seta. Nella consegna fatta dalla sig. Marchesa di Barolo, che ne è la proprietaria, non risulta che le acque siano usate nell’irrigazione, quandoché dal fatto si vede che il principale scopo della sua estrazione e da notizie a tal riguardo raccolte si porta a giornate 963 il quantitativo di terreno irrigato con le sue acque sui territori di Collegno e Venaria, che sono attraversati con il designato suo andamento."  (7)

Ultimo aggiornamento: 28/04/2024

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