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LA MANIFATTURA PRIVILEGIATA DEI NASTRI IN SETA

Dopo l’esplosione del 1852 un moderno stabilimento tessile si localizzò sul sedime della Polveriera di borgo Dora, al di là del canale dei Molassi: la Manifattura privilegiata di nastri in seta. Nonostante le buone prospettive non ebbe però vita lunga e sul finire dell’Ottocento lasciò il posto al reparto delle sellerie dell’Arsenale di costruzioni per l’artiglieria.

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La Manifattura dei nastri in seta occupava gli spazi alla destra del canale dei Molassi, in precedenza destinati agli stendaggi e agli essicatori delle polveri. La Pianta geometrica del 1866 mostra nel dettaglio anche la planimatria del progettato Arsenale per le costruzioni di artiglieria e quella del borgo, con vecchie localizzazioni (come l'Ammazzatoio") w nuove (come lo scalo della ferrovia di Lanzo ed i gasometri).

Fonte: AST, Sez. Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Torino, Torino 1, m. 24 (particolare)

La produzione di articoli di passamaneria in città aveva antiche tradizioni. L''Università dei Passamantari' fu riconosciuta nel 1653 e seguì le vicende della moda, alternando periodi fortunati ad altri meno. Se nel 1739 generò l''Università dei Mercanti, fabbricatori di galloni, frangie ed altri lavori d'oro e d'argento' e poi quella dei 'Bindellari alla barra', fabbricanti di nastri tessuti con telai detti 'a barra', quest'ultima ebbe vita effimera e subì i colpi delle crisi e le volubilità della moda. (1) Così pure fu assai variabile nel tempo il numero di  opifici che in città si dedicavano a queste produzioni.

ll 15 febbraio 1854 un consorzio creato dai sei maggiori fabbricanti torinesi fonda la “Manifattura privilegiata di nastri in seta delle fabbriche riunite”. Principale azionista e direttore è Giovanni Battista Tasca, presidente della Camera di Commercio di Torino. La Società ha forma anonima, capitale sociale di un milione di lire e sede in via Porta Palatina 2. Essa produce articoli di passamaneria, la cui domanda al tempo è assai sostenuta: nastri, trecce e vari tipi di bordure sono utilizzati in abbondanza nell'arredamento, nell'oggettistica  e per rifinire ed abbellire i capi di vestiario femminili e le divise militari.

Partitore della fabbrica dei nastri porta palazzo torino

Il disegno risale circa al 1868 e mostra la ripartizione dell'acqua del canale dei Molassi tra la Manifattura dei nastri (in sponda destra della Dora, in alto e colorata in grigio) e l'Arsenale da costruzioni di artiglieria (in sponda sinistra, colorato in rosa).

Fonte: ASCT, Tipi e disegni 21 3 55 (particolare

L’intento dei fondatori è fronteggiare la concorrenza straniera con un impianto d’avanguardia, fortemente meccanizzato e ad alta produttività. Con atto del 30 novembre 1854, ed esborso di L. 100.000, la società acquista dal Ministero delle Finanze il lotto n° 3 della dismessa Polveriera, (2) ubicato sulla sponda destra del canale dei Molassi, occupato in precedenza dall'area dello stendaggio e i magazzini delle polveri, maggiormente danneggiato dall'esplosione del 1852. (vedi la Polveriera di borgo Dora). Contestualmente viene rilevata una quota dei diritti d’acqua dell'opificio e per procedere alla ripartizione viene effettuata un'accurata perizia sul potenziale dinamico del canale, che risulta pari a 175,26 HP, con portata di 4,78 mc/sec e salto di 2,75 m. La Fabbrica dei nastri acquisisce la metà della portata da prelevarsi attraverso un nuovo partitore realizzato ad hoc, assicurandosi quindi la considerevole potenza di 87,63 HP. Il canone annuo, da pagarsi a partire dal 1 gennaio 1857, è di L. 4381,50, in ragione di L. 50 per HP.  (3)

L’iniziativa ha buone prospettive e raccoglie gli elogi della stampa dell’epoca. La Gazzetta del Popolo del 5 giugno 1858, ad esempio, la definisce «benemerita della patria» e «colossale in quanto l’edificio e dal numero grande di telai». Lodandone le produzioni, sostiene che «potrebbero pure fare una seria concorrenza i nastri di lusso della Francia» se solo «le nostre signore non volessero qualunque costo portare nastri francesi.» Nello stesso anno l’Azienda ottiene la medaglia d’oro all’Esposizione Nazionale dei Prodotti delle Industrie di Torino, motivata «Per l’erezione ed esercizio del suo stabilimento munito intieramente di telai meccanici dei migliori sistemi e per compiuto assortimento di generi esposti e loro perfezione». (4)

La fabbrica costituisce un sistema produttivo d'avanguardia, altamente meccanizzato ed integrato, capace di lavorare ininterrottamente giorno e notte, che raggiunge subito i vertici di settore. Nei resoconti del Censimento industriale del 1862 si osserva che «nella fabbricazione dei nastri il primo seggio è incontestabilmente meritato dalla Manifattura privilegiata, la quale è la prima d’Italia per mezzi e per prodotti. Essa è in borgo Dora; si vale di un motore idraulico della forza di 48 cavalli, che da vita a 188 telai a nastri e a 10 macchine a ceniglie, oltre a 4 altre macchine per la tintoria; dà moto a tutti gli ordigni componenti il laboratorio dei meccanisti; alle varie macchine per cilindrare ed apparecchiare i nastri; a 18 altre per incannettare, dividere ed ordire la seta; possiede 12 caldaie per la cottura e saponificazione della seta; due macchine a vapore, di 16 cavalli cadauna, per sussidiare l'energia del canale in caso di necessità; possiede ancora un proprio laboratorio chimico per articoli di tintoria. Vi si consumano per 9,000 lire all’anno di carbone coke e di torba; vi si impiegano 364 operai; si fabbricano 300,000 pezze di 12 metri ciascuna all’anno, e si fanno affari commerciali per 1,180,000 lire, delle quali 180,000 in Torino, e per un milione e più nel resto d’Italia e Nuova York. A confronto di questa manifattura, che riunì copiosi capitali, ben degno di encomio è il coraggio delle altre che senza dubbio possono difficilmente sorreggerne la concorrenza.» (5) 

 

Nonostante le brillanti premesse lo stabilimento cessò precocemente l'attività. La società, benché fosse stata prorogata fino a tutto il 1894, fu sciolta su mandato dell’Assemblea generale dei soci del 17 maggio 1882 e, con sentenza del Tribunale di Torino del 7 giugno, la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 26 giugno 1882 pubblicava l’avviso d’asta per la vendita dello «stabile e delle cose mobili» della manifattura, con base di L. 755.000.

La Manifattura nelle parole dei contemporanei

      A pochi anni dall’avvio della produzione G. Casalis definisce «lo stabilimento nel suo genere è forse il primo in Europa per vastità di locale e ricchezza di produzione. L'edifizio ha sei piani, (sic!) alti ciascuno metri 4 e cm. 50: I sei piani sono sei sale lunghe 60 metri e larghe 21: per economia di spazio sono essi sostenuti da due ordini interni di colonne in ferro fuso, e dalle quattro muraglie esterne , nelle quali furono aperti ampi finestroni atti a darvi luce ed aria quanto si desidera. Nelle anzidette sale stanno già raccolti 190 telai, il laboratorio per la preparazione delle pezze, la tintoria, l'apparecchio, l'officina di costruzione e riparazione delle macchine, e il laboratorio delle scatole e simili oggetti. Questa manifattura mediante l'attività del procuratore generale dell'impresa il sig. Gio. Battista Garneri, valente amministratore e bravo meccanico, trovasi aperta da oltre un anno: nelle varie officine di essa lavorano 300 operai, che qualora lo smercio aumenti saranno portati; al novero di 500. La produzione giornaliera dei 190 telai è i media di mille pezze di nastro, ciascuna della lunghezza di 12 metri. La Società, oltre allo smercio che ne fa in paese, spedisce i suoi prodotti in tutte le provincie italiane , in vari parti d'Europa, ed anche in America. Tutti i telai, una volta mossi dalle braccia dell'uomo, sono posti ora in moto da due magnifiche turbine, e così l'operaio lavora adesso più con l’occhio che con la mano. Il vapore che serve per la tintori è utilizzato per dar calore nell'inverno alle ampie sale del l'edifizio. Il progetto e il disegno di questa manifattura, che per essere compiuta se n'ha a costrurre ancora un terzo sono dell'esimio ingegnere Pietro Borella.»

G. Casalis, Dizionario geografico storico statistico degli Stati di di S.M. il Re di Sardegna, Vol. XXVIII, Torino, 1856, p. 646

     Qualche anno più tardi A. Covino fornisce ulte-riori notizie sulla fabbrica: «ivi trovansi un labo-ratorio meccanico per la fabbricazione e riparazione degli utensili che sono continuamente in uso, una tintoria e 190 telai, metà dei quali servono per la fabbricazione dei nastri lisci, e l'altra metà, sul sistema cosiddetto Jacquart, pei nastri operati. I due terzi o i tre quarti di essi secondo le esigenze, sono sempre in attività. Ai medesimi si devono aggiungere 180 macchine (che fra. breve saranno portate a 300) per fabbricare trecce di seta e di lana. Tutti i telai  so-

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Il massiccio fabbricato in un'immagine fortemente ingrandita.

Fonte: Web

no automatici; cosicché; non richiedendo essi una grande robustezza, si possono impiegare anche persone gracili, donne, fanciulli e vecchi. La manifattura si vale di motori idraulici della forza complessiva di 60 cavalli-vapore; ma per l'instabilità delle acque del canale, somministrate dalla Dora, per due o tre mesi conviene sostituire ai motori idraulici motori a vapore. La spesa dei primi è di 3600 lire all'anno, dei secondi di lire 8000. Gli operai sono 400, ossia 350 uomini e 50 donne.»

A. Covino, Torino: descrizione illustrata, Luigi Beuf, Torino, 1873, p. 127

Motivazione dell'assegnazione del Diploma di primo grado alla Manifattura dalla giuria dell'Esposizione campionaria fatta per cura della Società promotrice dell'Industria nazionale del 1871

     La Manifattura privilegiata di nastro in seta, a Torino, borgo Dora è la più importante che esista in Italia per la specialità dei nastri, e non è inferiore ad alcuna della Francia. Essa produce tutti i generi, dal corrente sopraffino, e mentre smercia principalmente il primo in Italia, spedisce secondo in Inghilterra e in America, ed inoltre in questi ultimi tempi eseguì molto lavoro per conto delle ditte di St. Etienne. Come saggio di ciò che la medesima può fare del genere operato, bastano i mirabili nastri con ritratto di S.M Vittorio Emanuele e del conte di Cavour, presentati all’esposizione di Firenze del 1862.

     Questo opifizio, ampie ben disposto, per visto di numerosissimi e perfezionati telaj con tutte le macchine accessorie, ed il tutto mosso da due turbini e da una macchina a vapore. Oltre i laboratori destinati alla tessitura, la fabbrica pure fornita di un laboratorio completo per la tintura e l’apparecchio sia dei filati che dei tessuti, e di un’officina per la costruzione e riparazione delle macchine. In questi ultimi anni alla fabbricazione dei nastri si aggiunse

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Ritratto del Conte di Cavour realizza-to dalla Manifattura privilegiata di nastri in seta di Torino su disegno di M. Quattrino.

  Fonte: Museo Civico

del Risorgimento di Bologna

quella delle trecce di merinos più in uso, e degli articoli di Barnham, dei quali prodotti l’Italia era in gran parte tributaria all’estero. A ben 180 sommano oggidì le macchine per questa sola specialità.

     Numerose il personale addetto a questo stabilimento, nel quale regnano un ordine ed una disciplina quali s’addicono alle grandi manifatture. Principale azionista direttore della Società è il commendator G. B. Tasca, presidente della Camera di Commercio di Torino; e da lui tocca la maggior parte di merito per l’eccellente anzi andamento della manifattura. A questa pertanto i Giurati unanimi hanno giudicato il massimo premio del diploma di primo grado

Relazione illustrata della Esposizione Campionaria

fatta per cura della Società Promotrice dell'Industria Nazionale, 1871, pag. 94

Cessata la produzione dei nastri, sul finire dell’Ottocento l’Arsenale acquisì area e fabbricato per trasferivi i reparti di lavorazione e il deposito delle selle e dei finimenti in cuoio. Nel 1982, terminate le produzioni militari, l’edificio venne abbandonato. Passato poi alla Città di Torino, nel 2006-2009 è stato sottoposto a radicali interventi di ristrutturazione e rifunzionalizzazione su progetto dello Studio Comoglio Architetti. Il fabbricato originario, «a due piani, con sviluppo longitudinale in muratura portante, con mattoni pieni, intonacati», è stato mantenuto inalterato nell’impianto e negli spazi interni, sopraelevato di due piani e rivestito con un involucro in lamiera forata di lega rame-zinco-titanio, ottenendo buoni risultati sia architettonici ed espressivi, sia funzionali e di sostenibilità energetica. A lavori ultimati i locali sono stati consegnati al SerMiG (Servizio Missionario Giovanile). Al piano terreno e al primo piano esso ospita oggi la Scuola per artigiani restauratori dedicata a Maria Luisa Rossi (2.400 mq); al secondo piano un asilo nido; (1.400 mq) ed al piano soppalco una residenza sociale. (6)

Manifattura nastri Torino
Scuola-restauro-ML-Rossi-Torino

L'edificio della Manifattura dei nastri ospita oggi la Scuola per artigiani restauratori

del SerMiG dedicata a Maria Luisa Rossi ed altre attività sociali.

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Nonostante la radicale trasformazione, l'interno dell'edificio ha mantenuto le classiche

linee architettoniche ottocentesche.

Fonte: www.domusweb.it

note
NOTE
  1. CfrB. Gera, G. Levi, Un borgo, una società: la barriera di Casale, Assessorato alla cultura della Regione Piemonte, Cooperativa di consumo e mutua assistenza Borgo Po e Decoratori, Torino, 1985, pag. 75

  2. Il valore stimato di terreni e fabbricati della Polveriera e Raffineria dei nitri a Borgo Dora è pari a L. 312.496. Il complesso è diviso in tre lotti: il 3° è ceduto alla Fabbrica dei nastri, i restanti due risultano in attesa di assegnazione. Cfr. Ministero delle Finanza, Conto amministrativo dei proventi e delle spese. Esercizio 1859, Stamperia reale, Torino, 1864.

  3. ​Cfr. ASCT, Consorzio Canali e bealere, Bealere e Canali Diversi Cart.79/ f. 006.

  4. Cfr. Relazioni dei Giurati della Regia Camera di Agricoltura e Commercio sulla Esposizione Nazionale di Prodotti delle Industrie seguita nel 1858 in Torino, Stamperia dell'Unione Tipografico-Editrice, 1860, pag. 260.

  5. Cfr. Riassunto Statistico del movimento professionale avvenuto in Torino nel quadriennio 1858-61, Torino, 1863, Eredi Botta, p. 57 ed inoltre: C. Bermond, Torino da capitale politica a centro manifatturiero, Editrice Tirrenia Stampatori Torino, Torino, 1983, p. 239 e R. Luraghi, Agricoltura, industria e commercio in Piemonte dal 1848 al 1861, Palazzo Carignano, Torino, 1967, p. 154. In tempi successivi nello stabilimento sono state probabilmente installate due moderne turbine idrauliche.

  6. Cfr. R. Maspoli, A. Spaziante, Fabbriche, borghi e memorie. Processi di dismissione e riuso post-industriale a Torino Nord, ALINEA Editrice, Firenze, 2012, p. 145.

Ultimo aggiormnamento della pagina: 09/09/2023

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