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Il Canale dei Molassi

Dalla Fucina delle canne da fucile di Valdocco ai molini Dora

Oltre la Fabbrica d'armi di Valdocco, il canale del Martinetto, con l'apporto delle acque del canale Meana, prendeva il nome di “canale dei Molassi”. (1) Fin dal Medioevo borgo Dora è stato il cuore manifatturiero torinese per antonomasia e i molini della Città – familiarmente detti "Molass" – ne hanno costituito a loro volta il fulcro. Il “canale dei mulini” stesso era stato innanzitutto pensato per fornire loro forza motrice.

Canale dei Molassi
Storia
STORIA

Il canale che alimentava i molini della Città era tra i più antichi di Torino. La presenza di una magna ficha e di una bealeria Molendinorum è attestata almeno dalla fine del Duecento. (2) Tali strutture in origine erano autonome e indipendenti dal resto della rete idraulica e forse erano state ottenute adattando e dragando una diversione secondaria della Dora. (3) Nel 1691 lo sbarramento che da origine al canale è descritto quale "gran ficca qual attraversa e chiude tutto l’Alveo di detto fiume Dora denominata la ficca del boschetto e per essa si deriva l’acqua dal fiume Dora et s’introduce nell’Alveo della predetta beallera deserviente à Mollini". Nei periodi di più grave siccità "tutta l’acqua discorrente nell’Alveo di detto fiume Dora nella parte superiore alla detta ficca pel mezzo della medesima s’introduce tutta nell’alveo di detta beallera in modo che non vi discorre sotto essa ficca, quantità alcuna d’acqua". (3a

1746---Dalla-Pellerina-ai-Molassi---CS-2

I molini della Città di porta Palazzo, storicamente, hanno goduto di un loro canale indipendente, la cui presa era collocata nell'area di piazza Baldissera, sfruttando un'ansa e forse parte di un ramo secondario della Dora. Con la ristrutturazione del 1728-29 il canale della Polveriera (la derivazione più piccola in altro a sinistra) è stato collegato a quello del Martinetto, portando così in borgo Dora l'acqua della Pellerina. La 'ficca' e il canale dei molini originari in un primo tempo vengono mantenuti, ma il disegno prevede l'eliminazione dell'ansa e la ricollocazione della presa. Il progetto verrà realizzato solo in parte: il corso del fiume sarà rettificato, ma il canale dei molini, dopo la fusione con quello della Polveriera, verrà abbandonato. La derivazione così ottenuta prenderà il nome di canale dei Molassi.  - (Agg. 21-08-2022)

Fonte: ASCT, CS 2044

Nel 1728-1730 importanti lavori di rettifica portarono al taglio di quest'ansa e la vecchia ficca del boschetto fu abbandonata. In seguito al congiungimento del canale della Polveriera con il canale del Martinetto i molini potevano contare su un flusso considerevole e, d’altra parte, la poca acqua rimasta nel fiume a valle della Pellerina non consentiva prelievi di rilievo; i progetti di un nuovo canale dei molini indipendente quindi decaddero.

Borgo Dora nel 1819. In uno spazio ancora relativamente poco edificato, si distinguono, a sinistra, il vasto complesso della Polveriera e a destra i molini Dora. Al centro lo scaricatore della Sabbionera, e dopo i molini quello del Frisetto. In basso sulla sinistra il canale della Fucina.

Fonte: AST, Iconografia dell’Augusta Città di Torino (particolare)

Sezione Corte, Carte topografiche e disegni, Carte segrete, Torino 2 A VI Rosso, mazzo 1

Luigi Vacca - veduta di Torino da nord

I Molassi fra il 1818 e il 1822 visibili in primo piano a sinistra. Ancora evidente anche il dislivello tra la Dora e la città.

Fonte: L. Vacca, Veduta di Torino da nord, tempera su cartoncino, 1818-1822 

(L. Manzo, Panorami di città. Torino vista dai quattro punti cardinali, ASCT, Torino 2008).

Tracciato
TRACCIATO

Il canale dei Molassi percorreva i circa 2 km che separavano la Fucina delle canne dai molini della Città. Esso, con l'apporto delle acque del canale Meana che gli conferivano maggiore e più regolare portata, proseguiva in linea retta oltre la Fabbrica d'armi e, superata la Dora, piegava a destra, lungo il sedime dell’attuale strada del Fortino. Nei pressi del cimitero di San Pietro in Vicoli dalla sua sponda destra si staccava il canale della Fucina, mentre il ramo principale entrava nel perimetro della Polveriera, divenuta in seguito Arsenale per le Costruzioni di Artiglieria.

Uscito dalla Polveriera il canale dei Molassi si insinuava tra le case del Balon, creando uno scorcio urbano curvilineo, singolare per una città come Torino. Dal retro degli stabili di via Borgo Dora si diramava uno scaricatore, detto “della Sabionera”. Superata via Mameli il canale attraversava, coperto, i due grandi isolati ottocenteschi edificati all'imbocco della strada d'Italia (l'odierno corso Giulio Cesare) e raggiungeva infine i molini e gli antichi opifici di borgo Dora. Nel bacino antistante i molini si ricongiungeva a esso il canale della Fucina.

Nel perimetro dei Molassi le ruote idrauliche che azionavano le macine e altre macchine erano organizzate in quattro serie, dette “partite”, distribuite sui due rami interni al complesso. Il ramo di sinistra in origine era un semplice scaricatore. Inglobato dallo sviluppo urbano, negli anni Trenta del Novecento venne coperto ricavandone via Pisano. I molini erano inoltre dotati di uno scaricatore sotterraneo di bypass che permetteva all'occorrenza di fermare ruote e macine.

Canale di Molassi in strada del Fortino a Torino

Anni Venti del Novecento. Il canale in strada del Fortino, sullo sfondo il Kursaal, la celebre birreia Durio.

Fonte: Torino ed i suoi fiumi - Ed. La Stampa

Canale dei Molassin Strada del Fortino a Torino

Il canale in strada del Fortino visto da monte.

Fonte: Cronache economiche 12-1962

Il canale dei Molassi negli anni Trenta. Sono rimasti a cielo aperto solo gli alvei lungo strada del Fortino, l'Arsenale e via Lanino, a cui si aggiunge un breve tratto nel cortile del primo isolato di c.so Giulio Cesare. Il canale della Fucina risulta già scomparso.                                                                                                                                                 Fonte: web

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A sinistra: Il canale dei Molassi aell'ingresso nell'Arsenale pochi prima anni della soppressione. A destra: l'ex-sedime del canale a soppressione avvenuta. Sulla destra via Cirio e San Pietro in Vincoli.

Fonte: www.immaginidel cambiamento.it

Attesa la sua naturale funzione, il canale dei Molassi confluiva nella Dora circa 200 metri a valle dei mulini, attraverso lo scaricatore detto “del Frisetto” (via Genè angolo lungo Dora Savona). Nella stagione irrigua le sue acque, unite a quelle delle doire cittadine, erano convogliate verso i prati di Vanchiglia. In quei mesi il canale si riversava nella Dora più avanti, nei pressi dell’attuale parrocchia del Santissimo Nome di Gesù (via Borrelli angolo lungo Dora Siena) attraverso un secondo scaricatore, detto “del Tarino”. Nella seconda metà del Settecento, con l’insediamento delle Regie Manifatture, l’acqua dei Molassi fu convogliata al Regio Parco e l’irrigazione di Vanchiglia affidata a un nuovo canale. (di veda in proposito: il canale del Regio Parco.

Copertura scaricatore
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La copertura dello scaricatore e la ruota della Società Italiana per il Gaz. Una prima, parziale, copertura del canale a valle dei mulini risale all’ultimo decennio dell’Ottocento. Nelle sedute del 6 dicembre 1890 e 22 febbraio 1892, la Giunta Municipale concesse alla Società Italiana per il Gaz di coprirne l’alveo «a monte dell’antico scaricatore del Frisetto» per la lunghezza di circa 100 metri, lasciando alla concessionaria l’onere dello spurgo, dello sgombero del ghiaccio e di ogni altra ostruzione che potesse alterare la regolarità del flusso. (a)

Le officine del gas di Porta Palazzo giunsero ad occupare l'intera area delimitata da via Bologna, lungo Dora Savona ed dai molini della Città. La carta del Touring Club del 1914 evidenzia il tratto del canale  coperto alla fine dell'Ottocento.

1914--Touring-Club-Italiano-Gasometri_ed

Nel 1889-90, con la ristrutturazione del canale del Regio Parco, le acque del canale dei Molassi, superati i molini, vennero immesse nello scaricatore del Frisetto e quindi, raggiunta la sponda sinistra del fiume attraverso un condotto realizzato ad hoc sotto il letto del fiume stesso, furono introdotte in un nuovo canale scavato nel sottosuolo di via Foggia. L'acqua percorreva ora regolarmente il vecchio scaricatore e ben presto si pensò di utilizzarne il potenziale di forza motrice. Infatti, contestualmente alla concessione già citata, la Società per il gas venne autorizzata ad installare una ruota idraulica a valle della copertura, ricavando nel canale un salto di circa 0,70 m di altezza. In conformità al progetto del 26 marzo 1892, la ruota - una semplice davanoira, dato il modesto dislivello - venne collocata sulla sponda destra del canale, immediatamente prima del ponticello di via Genè. Occupando poco meno della metà dell’alveo, la restante parte poteva fungere da scaricatore di bypass. Per facilitare le manovre, le saracinesche di immissione dell’acqua sulla ruota e quelle dello scaricatore furono rese solidali tra loro. La portata d’acqua concessa fu di 4 mc/s, inferiore ai 6 di competenza del canale, a cui si aggiungevano gli scoli raccolti lungo il percorso e gli apporti degli acquazzoni più forti; per rispettarla venne posto a monte della presa uno sfioratore di lunghezza opportuna per smaltire le eccedenze con altezza liquida defluente non superiore a 10 cm. Il canone annuo complessivo fu stabilito in lire 100, più altre 20 per il passaggio sotto il ponte di via Gené.

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Progetto della Società per il Gaz, del 26 marzo 1892, per la parziale copertura del canale dei Molassi e l'installazione di una ruota idraulica a valle. In alto: la sistemazione dell'alveo; si noti la ripartizione, in ragione di 4/10 e 6/10, tra il condotto della ruota e quello dello scaricatore, nonché la trasmissione di solidarietà tra le paratoie. Sotto: la sistemazione di superficie del tratto coperto, con i passaggi di accesso e le botole nel volto per lo spurgo del canale. A lato: le viste in sezione sia della parte coperta (con le botole di ispezione) che di quella scoperta. Il progetto prevede anche la costruzione di un nuovo ponte sulla via Gené.

Fonte: ASCT, Atti Pubblici, vol. 13

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La copertura del tratto di canale in questione (ossia l'ex scaricatore del Frisetto) fu completata al termine degli anni Venti del secolo successivo. Nel 1927 prese forma il progetto di un nuovo mercato all’ingrosso della frutta e della verdura, in sostituzione dei tre esistenti in città, da realizzarsi sull’area liberata dalla Società Italiana del Gas con il trasferimento degli impianti in Vanchiglia. (b) Deliberato l'acquisto dei terreni il 25 maggio 1927, il 28 dicembre dell'anno seguente vennero approvati il progetto di massima, preparato dal Civico Servizio tecnico dei Lavori pubblici, e gli stanziamenti necessari. (c)

Preliminare all’apertura dei cantieri del «nuovo grandioso mercato» fu l'interramento dei 140 m complessivi del canale dei Molassi rimasti a cielo aperto e il prolungamento di circa 20 m dello scaricatore. La copertura venne realizzata mediante manufatti con piedritti in gettata di cemento e con travi e soletta in cemento armato.  La spesa prevista fu di L. 392.000; i lavori vennero divisi in due lotti: il primo (di L. 242.000) per la parte immediatamente a valle dei mulini e il secondo (di L. 150.000) per la sezione a monte di lungo Dora Savona. (d) Non venne, però, abolito il vecchio scaricatore sotterraneo dei Molassi, come inizialmente previsto, poiché, sebbene non più di uso corrente, la  società dei molini volle conservarne la funzionalità per eventuali impieghi futuri.

Il progetto rese necessaria anche la riduzione della sezio-ne dello scaricatore (ramo prin-cipale) sull'ormai prossimo protendimento di via XX set-tembre. L'accordo sottoscritto a tal fine dalla Città con la S.A. Molini Dora, e ratificato dal Commissario Prefettizio il 23 gennaio 1929, prevedeva  l'acquisto di 144 mq di terreno per la copertura del canale per la parte occupata dal nuovo mercato e il restringimento della luce dello scaricatore, da metri 6 a circa m 3,50 per la lunghezza di 23 m. Nell'ambito della  sistemazione stradale correlata alla nuova struttura l'intesa contemplava anche la

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Il restringimento del canale non ostacolava il regolare deflusso delle acque, poiché la minor sezione liquida veniva abbondantemente compensata dalla maggior velocità di scorrimento dovuta alla diminuzione dell'attrito grazie alla minor resistenza offerta dalle pareti e dal fondo in cemento, lisce e levigate, in luogo di quelle esistenti, irregolari e scabre. Il vecchio scaricatore, in un primo tempo da abolire ma poi conservato, è indicato con linee tratteggiate in basso nel disegno. Le ultime parti del canale rimaste a vista sono colorate in azzurro; la copertura totale è rinviata al completamento della nuova via XX settembre (oggi XI febbraio) come pure l'apertura di via Pisano, la continuazione di via Carlo Noè.

Fonte: ASCT, AA.LL.PP. 1929, 625/1

continuazione di via Carlo Noè  con l'abbattimento di un fabbricato della società ivi esistente. L'intervento venne considerato un'integrazione di quelli già approvati e il costo stimato in L. 45.000. Tutti i lavori furono affidati alla ditta F.lli Serra & Bioletto. (e)

Tuttavia, quando nell’aprile del 1930 le opere vennero collaudate, il progetto era tramontato e il nuovo mercato ortofrutticolo all’ingrosso sarà inaugurato nell’agosto del 1934 nella sede di via Giordano Bruno. (fI notevoli costi a fronte dei modesti benefici consigliarono di rinviare la copertura dell'ultimo tratto  all'apertura di corso XI febbraio, procrastinando così anche il prolungamento di via Carlo Noè, realizzato poi quale via Pisano.

note 1

Note

(a) Per l'intera questione si vedano: ASCT, Atti Pubblici, Vol. 13-1892-1913, p. 94 e AA.LL.PP. 1890, 183/6.

(b) Da deliberazione del Podestà, del 28/12/1929: 

             "Esistono attualmente nella nostra città per lo smercio all’ingrosso di frutta e verdura tre mercati: uno per la verdura in Borgo Dora, uno per la frutta in piazza Emanuele Filiberto, uno misto per frutta e verdura in piazza Madama Cristina, con un'area destinata alla vendita di complessivi mq. 12.500.

           Tale area è però insufficiente agli attuali e crescenti bisogni del com­mercio ed inoltre il fatto che questi mercati sono staccati ed assai distanti l'uno dall’altro, che essi si svolgono sul suolo pubblico all’aperto senza tettoie, con scarse vie di accesso, con notevole ingombro per la pubblica viabilità, e che le derrate sono collocate sul suolo esposte alla polvere ed alle intemperie in un disordine che impedisce ogni vigilanza e controllo, costituisce un gravissimo inconveniente tanto agli effetti del commercio quanto a quelli della necessaria sorveglianza sanitaria e di polizia.

          Di tali mercati, poi, soltanto quello di piazza Emanuele Filiberto è do­tato di un locale refrigerante, costituito però da due ghiacciaie di area defi­ciente, refrigerate con ghiaccio, sistema ormai inadatto alle moderne esi­genze.

          Inoltre essi sono sprovvisti di raccordi ferroviari, così che le operazioni di scarico e trasporto si risolvono in un deterioramento delle merci ed in un aumento dei prezzi; non vi esistono magazzini per il ricovero delle derrate di più lunga conservazione, né locali per il deposito delle ceste e degli imballi; gli uffici sono privi di una sede decorosa e mancano in essi tutti quei servizi (posta e telegrafi, sala di riunione dei commercianti, buvette, ecc.) dei quali non può fare a meno un moderno mercato di grande città.

          Per ovviare a tutti gli inconvenienti sopracitati è necessario addivenire alla costruzione di un nuovo mercato unico, che raggruppi quelli già esistenti, e disponga di una maggiore area per la vendita, studiato in modo da offrire tutti i requisiti necessari al buon funzionamento, eliminando così tutti i difetti dei vari mercati ora esistenti. Non è il caso di studiare con tali intenti una sistemazione del mercato attuale di Borgo Dora, non suscettibile di migliorie o di ampliamenti, e d'altra parte non è consigliabile trasportare troppo lontano dalla sede attuale il mercato all'ingrosso senza pericolo di danneggiare il funzionamento del mercato al minuto che si svolge m piazza Emanuele Filiberto." Cfr. ASCT, Deliberazione del Podestà della Città di Torino del 28 dicembre 1929, verbale n° 60.

(c) L'area necessaria misura circa 30.000 m², di cui 17.760 destinati alle vendite, 7000 alla viabilità, 3600 allo scalo ferroviario, 1500 ad uffici e servizi vari; negli 8.350 mq sotterranei troveranno posto le celle frigorifere, le cantine e i depositi di ceste, carrette ed attrezzi. ASCT, Deliberazione del Podestà della Città di Torino del 28 dicembre 1929, verbale n° 60.

(d) ASCT, Deliberazione del Podestà della Città di Torino del 31 agosto 1928, verbale n° 45.

(e) ASCT, Deliberazioni del Commissario Prefettizio del 23 gennaio 1929, verbale n°6 e del 6 febbraio 1929, verbale n° 8.

(f) ASCT, AA.LL.PP. 1929, 625/1. I lavori sono eseguiti durante l’asciutta del canale dei Molassi del 1929. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, il contratto d’appalto prevede, se necessario, il ricorso al lavoro straordinario notturno e festivo. La durata massima prevista per il cantiere è di due settimane, con penale di L. 500 per ogni giorno di ritardo. - Abbandonata la localizzazione di Porta Palazzo, verranno valutate altre sedi, tra cui un'area attigua all'Aeroporto di Mirafiori. Nel 2002 i Mercati Generali, infine realizzati al Lingotto, saranno trasferiti al CAAT di strada del Portone, dove tuttora si trovano. Sul tema si veda anche: P. Arlandi, Binari per gli stabilimenti. Il tempo dei raccordi industriali a Torino, Torino, Alzani, 2016, p.483 e segg.

23-04-2022

Canale dei Molassi e scaricatore

Il canale dei Molassi dopo i molini Dora ripreso dal cantiere delle torri Rivella. Le vecchie officine del gas di c.so Savona sono prossime alla demolizione, mentre il canale pare già coperto in funzione del previsto mercato agroalimentare all'ingrosso. Il progetto però non ebbe seguito e l'area venne destinata alla nuova stazione delle tranvie intercomunali di via Fiochetto.

Lungo strada del Fortino, e fino all'arsenale, il canale dei Molassi rimase scoperto fino alla soppressione, mentre scomparve quasi del tutto in borgo Dora nelle aree più accessibili al pubblico, salvo la parte retrostante le case di via Borgo Dora, oggi vicolo canale dei Molassi. La copertura tra corso Giulio Cesare e via Priocca fu realizzata invece già nei primi anni del Novecento, consentendo la formazione dell'attuale piazza Don Albera. 

Il canale dei Molassi all'interno del cortile dello stabile di via Borgo Dora 1-3, primi anni Sessanta del secolo scorso.

Fonte: servizio del TG3 del 2011

Fonte: Cronache Economiche n° 12/1962

Il canale dei Molassi sopravvisse fino alle soglie degli anni Sessanta del Novecento. L’amministrazione municipale valutò a lungo se coprirlo o sopprimerlo. La decisione era ormai improcrastinabile, considerati i seri problemi igienici, ambientali e di sicurezza creati in borgo Dora. (4) Diversi furono i motivi che condussero alla soppressione. L’utenza del canale era ormai limitata ai tre maggiori impianti storici (l'Arsenale, i molini Dora e la Manifattura Tabacchi); strutture ancora di una certa rilevanza, ma obsolete e ormai destinate alla chiusura, seppure in tempi lunghi; molti, poi, consideravano uno spreco l’acqua sottratta agli usi agricoli; e, non ultimo, erano stimate troppo onerose sia la copertura, sia (e ancor più) la manutenzione di un eventuale condotto sotterraneo. (5) L’eliminazione del canale però, in qualche modo, fu anche una scelta di natura culturale. Una scelta di “modernità” da parte di una città pervasa dalla crescita rapida dei redditi e dall'affermarsi di nuovi stili di vita, ansiosa di cancellare i segni di un passato che desiderava lasciare rapidamente alle spalle. (6)

soppressione
Stampa Sera del 6 settembre 1963
___________________
E' evidente che ... "in un momento in cui si parla di metropolitana e di una «city» fiorita di grattaceli" non rimane spazio per un vecchio canale urbano, seppure esista da almeno settecento anni.
(cliccare sull'immagine per andare all'articolo)
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Attraverso lunghe e complesse trattative il Comune di Torino concordò adeguati indennizzi con le tre utenze ancora titolari di concessioni d'acqua, dopo di che si procedette senza indugio alla soppressione del canale: una parte dell'alveo fu integrata nella rete fognaria, mentre la restante parte fu rapidamente riempita e asfaltata per lasciare spazio a nuove arterie stradali. Già alla fine del 1963 il canale dei Molassi era scomparso.

Il canale dei Molassi quindi non esiste più. Tuttavia il tratto dell'antico sedime compreso tra le vie Andreis e Lanino negli anni Novanta è stato recuperato a strada pedonale con il nome di “vicolo Canale dei Molassi”.  Ed il disegno curvilineo della pavimentazione della nuova strada idealmente riconduce all'antico flusso.

Copertura de canale dei Molassi

Operai al lavoro per l'interramento del canale dei Molassi in strada del Fortino nei primi anni '60.

Fonte:www.immaginidelcambiamento.it

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In borgo Dora l'alveo del canale dei Molassi è diventato una tranquilla strada pedonale. I disegni sono pubblicati per gentile concessione di Dario Vacca.

LUNGO IL CANALE DEI MOLASSI OGGI

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Funzioni
FUNZIONI

Lo spazio compreso tra le porte Palatine e la Dora, al contempo prossimo alla città e al fiume, la cui morfologia risultava favorevole allo sfruttamento dell'energia idraulica, ha rappresentato il luogo storicamente deputato a ospitare le iniziative manifatturiere della città. Secondo alcuni, poco lontano dalla porta principalis sinistra (la porta Palatina), già in età romana vi erano dei fullones da panni mossi da un canale estratto dalla Dora. (7) Già all'inizio del Seicento, sotto il governo di Carlo Emanuele I, lungo la bealera dei Molassi, fuori Porta Palazzo, si era formato un piccolo polo industriale che comprendeva, oltre ai molini,  un maglio, una "pista da olio", una "pista da caneva". Questi opifici erano gestititi da privati che ne avevano ottenuto concessione dal Comune, il quale attraverso gli affitti ne ricavava un buon  reddito. (7a) Tale nucleo crescerà nel tempo e, senza soluzione di continuità fino agli albori del Novecento e all'avvento dell'energia elettrica, le sue vicende coincideranno con quelle della storia manifatturiera di Torino.

RUOTE IDRAULICHE SUL CANALE NELLA PRIMA META' DEL XIX SECOLO

Alcune delle ruote conteggiate sarebbero in realtà attribuibili ad altri segmenti del “Gran canale”, ma ciò non altera la consistenza del nucleo manifatturiero del borgo.

Fonte: Realzione Pernigotti

I dati rilevati dal Pernigotti nel 1844 mettono in evidenza la centralità manifatturiera di borgo Dora: i circa 2 km del canale dei Molassi concentrano ben 55 delle 126 ruote idrauliche e 7 dei 23 opifici attivi tra la Pellerina e il Regio Parco; altrettanto evidente è la preminenza degli impianti municipali e governativi, quali i molini Dora e la Polveriera. La funzione catalizzante della localizzazione industriale non pare sostanzialmente mutata in seguito quando, nel cuore della prima industrializzazione, lungo le sponde del canale risultano installati motori idraulici per una potenza complessiva prossima a 460 CV. Peraltro tale, notevole, forza motrice generata era dovuta principalmente all'adozione di moderne turbine idrauliche, in quanto tutti i salti disponibili erano sfruttati da tempo e la derivazione era quindi ormai satura. (8)

Approfondimenti
OPIFICI SUL CANALI DELLE FONTANE E NOLI A PORTA PALAZZO

Nell’area dei molini altre due canalizzazioni erano collegate al canale dei Molassi: il canale delle Fontane ed il canale Noli. Il secondo era una breve articolazione del primo ed appartenevano alla rete delle canalizzazioni interne alla Città, in massima parte coperte ed alimentate dal canale di Torino. I due canali perché nel borgo alimentavano le ruote idrauliche di alcuni modesti opifici.

La carta non è datata, ma dovrebbe risalire al 1886. Come si può notare, il canale delle Fontane è disegnato in blu ed il canale Noli in marrone.

Fonte: ASCT, Collezioni /92 (particolare)

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Alla fine dell'Ottocento (1886 circa) il quadro delle localizzazione produttive lungo i due canali è la seguente:

 

Canale delle Fontane.

  • Ruota Rovei (5 CV, n° 3 in mappa) - Nel contesto della cessione dei Molini di Dora, avvenuta nel 1883, Luigi Rovei acquistava dal Municipio il fabbricato dei Forni adiacente ai molini stessi, che comprendeva la forza motrice generata da una piccola ruota idraulica alimentata dal canale delle Fontane. Tre anni dopo egli presentava un progetto per utilizzare l’intero corpo d’acqua dello scaricatore dei Macelli e del canale delle Fontane, così da sfruttare tutto il dislivello esistente tra il fosso d’acqua che costeggiava corso Regina Margherita la base del salto. Il piano avrebbe dovuto accrescere la forza motrice da 4 a 14 CV. Nel 1886 il salto utile risulta comunque di 1.20 m. Il fabbricato sarebbe oggi collocabile nell'isolato compreso tra c.so XI febbraio, via Fiochetto e via Priocca.

(ASTO, AA.LL.PP. 1886, 158/19)

Canale Noli.

  • Ruota Fenoglio (2 CV, n° 1 in mappa) - Il fabbricato della ruota si trovava all'incirca all'angolo della carreggiata orientale di c.so XI febbraio e via Fiochetto, poco prima dell'odierno palazzo della SMAT. 

  • Ruota Romana (2 CV, n° 2 in mappa) - La ruota dell'opificio Romana si trovava di poco a valle della precedente.

  • Ruota Tapparelli (1 CV, n° 3 in mappa) - Nel 1799 la Città cede a Ignazio Ceppi una tripperia nei pressi dei molini, con facoltà di utilizzare l’acqua di un canaletto municipale per l’esercizio dell’attività. Negli anni Sessanta dell’Ottocento il fabbricato appartiene a Cesare Tapparelli, che, dopo il trasferimento dei macelli di Dora, ne affitta il pianterreno ed il primo piano a Paolo Roggeri, fabbricante meccanico. L’opificio dà lavoro ad una ventina di operai ed il Roggeri installa l’esterno dell’edificio una ruota idraulica a brentelle per dare movimento ai macchinari, utilizzando l’acqua già della tripperia. Non essendone autorizzata la conversione d’uso, la ruota risulta abusiva, ma la municipalità rinuncia a farla rimuovere, considerata l’importanza che le attività industriali stanno assumendo nell’economia cittadina. L'acqua della tripperia però è insufficiente ad assicurare il regolare lavoro di una ruota idraulica, sia pure della potenza limitata ad un solo cavallo; si apre così una controversia con il sig. Huguet, proprietario dell’opificio e della ruota idraulica posti subito a valle del bocchetto della casa Tapparelli. In attesa che sia terminata la costruzione del vicino canale Ceronda, l’Ufficio d’arte del Comune suggerisce alcuni interventi per ricomporre la questione, tra cui la costruzione a vantaggio del Tapparelli di una piccola traversa che permetta di recuperare l'acqua non utilizzata dalla ruota Hugues e di un piccolo serbatoio per immagazzinare l'acqua e redistribuirla alla bisogna. Una ventina d’anni dopo tuttavia l’allacciamento al canale Ceronda non è ancora avvenuto, forse a causa della cessazione dell’opificio Huguet, che non compare in mappa.

(ASTO, AA.LL.PP. 1868, 27/19)

 

Fonte: Salvo diversa indicazione, le informazioni della pagina sono attribuibili a: ASCT, Collezioni/92. 

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I molini Dora furono per secoli il principale opificio ed il fulcro della rete idraulica torinese. Scomparvero nei primi anni sessanta del XX secolo.

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La Fabbrica delle polveri di borgo Dora fu uno dei maggiori opifici militari cittadini. Edificata alla fine del Cinquecento rimase in attività fino all'esplosione del 1852.

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Dopo lo scoppio del 1852 nel perimetro della dismessa Polveriera si insediarono l'Arsenale delle produzioni di carpenteria destinate all'Artiglieria.

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Sul sedime della ex Polveriera, alla destra del canale dei molassi si insediò una moderna fabbrica di passamanerie. L'edificio sussiste ancora pur completamente ristrutturato e trasformato.

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Ignorato dai più, sussiste a porta Palazzo l’edificio che dall’inizio del XIX secolo ospitò la conceria dei fratelli Antonio e Vincenzo Calcagno e in seguito altri opifici.

Data la storica natura di derivazione industriale della città, già alla fine del XVIII secolo il potenziale dinamico del canale dei Molassi era pressocchè sfruttato, sia per quanto concerne il numero di salti utilizzabili, sia per quanto riguarda il corpo d’acqua che vi fluiva, di per sé insufficiente nei periodi di siccità. Le nuove iniziative produttive furono quindi costrette ad utilizzare i medesimi spazi di quelle preesistenti, occupandone i siti e/o riconvertendone edifici e motori idraulici. Gli stabilimenti che nel tempo si alternarono lungo le sponde del canale dei Molassi furono dunque numerosi e, senza pretesa di esaustività, verranno esaminati quelli ritenuti più interessanti sotto il profilo idraulico.

La conceria Durio. Tra le maggiori imprese private ottocentesche localizzate sul canale dei Molassi rientra a pieno titolo la conceria Durio. Nel 1853, nei pressi del Fortino, Secondo Durio edificò questo stabilimento e, rilevata una concessione idraulica risalente al 1826, provvide a installarvi tre nuove ruote dalla potenza complessiva di una quarantina di cavalli vapore. (9) Pochi anni dopo i Durio impiegavano 60 operai, producendo da 1.500 a 1.700 quintali di cuoio, spediti in tutte le le provincie italiane, senza temere la concorrenza sraniera. Specializzata nella concia detta "suola bianca", l’azienda si distinse per la qualità delle produzioni e le innovazioni d'avanguardia diventando leader di settore. (10) Dalla sua fusione con la conceria Bocca nacquero le Concerie Italiane Riunite. Oggi, in lungo Dora Agrigento 94, uno degli edifici della vecchia conceria affacciato sul fiume ospita la biblioteca civica Italo Calvino.

(cliccare l'immagine per localizzare sulla mappa)

Bibliotca Italo Calvino ex conceria Durio
Conceria Durio

La biblioteca italo Calvino di lungodora Agrigento è il risultato di un ottimo lavoro di restauro conservativo e funzionale della ex-conceria Durio.

Galleani

IL NUCLEO PROTOINDUSTRIALE ATTORNO AI MOLINI

I filatoi Galleani e Pinardi. Tra gli opifici della protoindustria torinese spicca il filatoio ad acqua con cui nel 1667-1669 Francesco Giovanni Galleani introdusse per primo in Piemonte la moderna filatura meccanica della seta. Esso fu edificato sulla riva sinistra del canale dei Molassi, nel sito occupato da una vecchia fucina da ferro municipale. (11) Pochi anni più tardi, nel 1681, Girolamo Pinardi in fronte a esso costruì un secondo “edifizio” analogo. (12) I motori idraulici di questo tipo di impianti erano installati in un locale al piano interrato detto “baratrone”, per cui né le ruote né i condotti adduttori risultavano visibili dall’esterno.

Opifici in borgo Dora a monnte dei Molassi

L'area fotografata da Mario Gabinio all'inizio del 1900. Mentre sussiste ancora la ruota del cotonificio Trivella (sulla destra nell'immagine), quella del filatoio da seta è stata rimossa, benché se ne individuino le tracce. (Sulla sinistra dell'immagine).

Fonte: Fondazione Torino Musei, Arch. Fotografico Fondo M. Gabinio, inv.4A11

Nel 1711 i due opifici passarono alla municipalità, che provvide a potenziarli e ingrandirli, affidandone la gestione a imprenditori privati. Caduti in disuso durante la crisi serica del periodo napoleonico, furono nuovamente privatizzati nel 1819. (13) Il filatoio Galleani venne presto smatellato (vedi: la conceria Calcagno), mentre il filatoio Pinardi, ristrutturato e dotato di una ruota idraulica esterna tradizionale, sotto la guida della famigli Dupré, proseguì l’attività fino alle soglie del Novecento, quando fu abbattuto per consentire il nuovo disegno urbanistico della zona orientale di porta Palazzo e segnatamente la creazione di piazza Don Albera. (*)

Opifici in borgo Dora Pinardi Galleani Fucina municipale

La planimetria evi-denzia i quattro mag-giori opifici di borgo Dora, a monte dei Molassi, nel 1814.

Fonte: Planimetria dei Molini Dora, 1814 (ASCT, CS 2661)

La conceria Calcagno. Nel 1818 la Città concesse ai fratelli Antonio e Vincenzo Calcagno di adattare a uso di conceria il casamento di loro proprietà, posto a fianco del filatoio Galleani, dotandolo di una ruota  a davanoira alimentata dal canale dei Molassi, destinata al “tritolamento della rusca e far girare un bottale per disgrassare le pelli”. (14) Già nel 1826 la conceria lasciò il posto ad altre attività manifatturiere, ed infine alla filatura di cotone della famglia Trivella. Nei primi decenni del XIX secolo era la fabbrica da concia più grande di Torino, ma la sua rilevanza attuale è dovuta al fatto che l'edificio in cui era ubicato si affaccia tuttora su piazza Don Albera e rappresenta una delle pochissime vestigia dell'antica area protoindustriale dei Molassi sopravvissute.

Opificio Grandis per la purgatura dell'oro sul canale dei Molassi
Pianta opificioo Matteo grandis sul canale dei Molassi a Torino

La pianta dei molini Dora del 1814 mostra la posizione dell'edificio della macina per la depurazione dell'ora e dell'argento a valle dei molini stessi e del piccolo canale che l'alimenta.

Fonte: ASCT, CS 2661

A titolo di curiosità, sarà menzionata, in ultimo, la “macina per la purgazione di oro e argento” installata nel 1806 da Matteo Grandi e Ignazio Ravizza a valle dei molini. Nell’impianto gli scarti delle lavorazioni degli orafi erano trattati per recuperarne il metallo prezioso dal quale, opportunamente trafilato, ottenere nuovi fili. Esso si giovava della forza motrice di una semplice davanoira a palette di potenza assai limitata. Nel 1842 l’opificio fu convertito alla filatura del cotone. (15)

Il canale, borgo Dora ed i suoi opifici all'inizio dell'Novecento nelle immagini del grande Mario Gabinio.

Fonte: Fondazione Torino Musei, Archivio Fotografico, Fondo Mario Gabinio

(*) Per quanto concerne il filatoio Galleani cfr il saggio di P. Chierici, Da Torino tutt'intorno: le "fabbriche della steta" dell'antico regime, in: Città di Torino, Torino sul filo di seta, a cura di G. Bracco, Torino, 1992. Per entrambi i filatoi cfr anche L. Palmucci Quaglino, Lo spazio del lavoro: filatoi, filande e manifatture da seta a Torino tra Settecento ed Ottocento, ibidem.

Online dal : 22-03-2018

Ultima  modifica della pagina : 21-08-2022

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