La bealera
della Comunità di Collegno


Dall’epoca medievale la bealera di Collegno trae origine dalla Dora Riparia a Pianezza e, mantenendosi a ridosso della sponda orografica destra del fiume, raggiunge il territorio collegnese intrecciando il proprio corso con quello della bealera Barola. Secondo la Commissione Pernigotti, alla metà del XIX secolo, contava quattordici rami, due dei quali destinati a uso industriale e produzione di forza motrice. Il principale misurava circa 5.200 metri, mentre le dodici diramazioni irrigue servivano complessivamente 1.244 giornate di terra, perlopiù prati, tutte nel territorio comunale. (1) La bealera è ancora attiva e costituisce un sistema idrico diffluente complesso — probabilmente il più articolato dell’area torinese — benché non tutti i suoi rami paiano oggi alimentati. Dal 2023 il salto generato della traversa della bealera è utilizzato dalla centrale idroelettrica “Dora Repower”.

La bealera di Collegno oggi

Fig. 1 - Da secoli la bealera della Comunità di Collegno nasce dalla Dora Riparia ai piedi del cimitero di Pianezza e costituisce tuttora una delle principali canalizzazioni del territorio metropolitano torinese, benché probabilmente non tutti i suoi cinque bracci siano oggi attivi. Le sue undici articolazioni, in larga parte coincidenti con quelle storiche, prendono i nomi di: Cassagna (rami destro, sinistro, destro c.na Marocchina e bypass), Viassa (rami destro e sinistro), Sorti, Cravetta (rami destro e sinistro) e Pombia (rami destro e sinistro) Nell’immagine i confini comunali sono segnati in rosso, mentre le linee bianche corrispondono al tracciato di altre canalizzazioni.
Elaborazione su base S.I.B.I - Regione Piemonte
Le origini
Nel 1822 la Comunità di Collegno dichiarava «l'antichissimo, pacifico e continuo possesso del diritto di derivare dal fiume Dora la [propria] bealera sulle fini di Pianezza, nella regione del Castellazzo». Tale stato di cose è senza dubbio plausibile, data la rilevanza del corso d'acqua ai fini agricoli e non solo, ed è confermato, almeno in parte dai titoli consegnati qualche anno più tardi alla commissione governativa incaricata di elaborare un progetto di riparto definitivo delle acque della Dora, ossia l'atto notarile dell'8 novembre 1336 e le Patenti di Ludovico di Savoia del 29 maggio 1459. La bealera è dunque di origine medievale, e la sua costruzione va collocata in un arco di tempo compreso tra la fine del XIII e la metà del XV secolo. (2)
LE PATENTI DEL 29 MAGGIO 1459
Si ritiene talvolta che la bealera di Collegno sia stata concessa da Ludovico I di Savoia agli uomini e alla Comunità di Collegno con le Patenti del 29 maggio 1459, le quali avrebbero attribuito loro la facoltà di far scorrere una canalizzazione destinata all’irrigazione di prati e poderi tra Collegno e Torino.
In realtà, l’atto poneva termine a una controversia riguardante i confini tra Collegno e Torino insorta a causa di una bealera derivata nel territorio comunale e condotta a irrigare terreni ricadenti entro i termini torinesi senza la prescritta consegna prevista dagli statuti cittadini. A seguito della sentenza del consigliere ducale Guglielmo di Confienza, quei beni erano stati confiscati e sparititi tra il Duca e la città di Torino. Su ricorso e supplica degli interessati, il Duca annullava la sentenza, restituendo le proprietà sottratte e riconoscendo ai collegnesi la «piena e libera facoltà di far scorrere la predetta acqua che esce dai loro confini» per l'irrigazione dei beni situati nel territorio torinese, senza vincoli né obbligo di licenze o autorizzazioni, ricevendo in cambio dalla Comunità la somma di mille fiorini di piccolo peso. Alle autorità torinesi veniva esplicitamente proibito di imporre oneri, servizi o tributi su quell'acqua, consentendo però ai cittadini di utilizzarla — al pari dei collegnesi — per irrigare le proprietà situate nel territorio comunale.
Le Patenti del 1459 non configuravano dunque una concessione originaria, ma la definizione conclusiva di una controversia, al termine della quale il Sovrano otteneva una considerevole somma e ribadiva la propria autorità sulla gestione delle acque. (3) L’atto non offre indicazioni topografiche o cronologiche utili a chiarire l’origine o il tracciato della bealera. La dichiarata estrazione «nel territorio di Collegno» introduce qualche incertezza circa la sua effettiva identità, poiché la bealera della Comunità aveva invece — e ha tuttora — la propria presa nel territorio di Pianezza. D’altra parte, tra i corsi d'acqua artificiali derivati entro i confini comunali, la Cossola nasceva in sponda sinistra della Dora, mentre le bealere di Lucento sono di scavo successivo e non pertinenti. Ne consegue che la canalizzazione fosse con ogni probabilità un nuovo ramo della bealera di Collegno, derivato effettivamente all’interno del territorio comunale, oppure il prolungamento di un tratto già esistente, realizzato per servire le irrigazioni oggetto della controversia.
La concessione per lo scavo della bealera Putea (13 gennaio 1456) stabiliva che la traversa fosse collocata «in luogo inferiore alla ficca allora fatta per la bealera dei Signori e Comunità di Collegno», formula che sembra indicare un’opera coeva o comunque recente. (4) La menzione, tuttavia, non pare costituire un elemento risolutivo: potrebbe riferirsi, ad esempio, a una ricostruzione o a un adeguamento del manufatto, non necessariamente alla sua creazione ex novo. Inoltre, l’atto del 1336 suggerisce per la bealera di Collegno un’origine più antica.
L'ISTRUMENTO 8 NOVEMBRE 1336 (5)
il documento puntualizza i diritti d'acquaggio tra la Comunità di Collegno e il nobile Lantelmo, signore del luogo. (6) A Lantelmo — «che giornalmente aveva diritto alla decima parte dell’acqua della bealera di Collegno (Bealerie Colleggij), derivata dalla Dora e condotta entro i confini di Collegno» — veniva riconosciuta, ogni dieci giorni, l'ulteriore facoltà di utilizzarne l'intera acqua per le ventiquattro ore e per la notte seguente per l'irrigazione di un fondo di centoundici giornate di prato e gerbido. (4) Alla Comunità e agli uomini di Collegno erano, per contro, confermate sia la proprietà della canalizzazione — comprensiva dell’obbligo perpetuo di curarne la manutenzione, incluso il tratto destinato al fondo signorile — sia i diritti sui beni situati nel borgo e nel contado.
Il documento fornisce un buon indizio sulla collocazione dell'appezzamento di Lantelmo, situato in plano Cerreto (o plano Ceretto), confinante con le Vallette (Vallete), il Prato di San Massimo (Pratum Sancti Maximi), i beni di Henricus Cortona e il Gerbus Communis. Sotto il profilo etimologico, il toponimo sembra rimandare a un antico bosco di querce (cerri), verosimilmente già trasformato in prato. A stretto rigore documentario, la fonte non specifica su quale sponda della Dora si trovasse il terreno — e di conseguenza la bealera che lo irrigava — e la genericità dell’idronimo Bealeria Collegii potrebbe, almeno in astratto, riferirsi a un altro corso d’acqua. (7) Tuttavia, il coinvolgimento esplicito della Comunità e il richiamo alla località delle Vallette inducono a collocare il sito sulla sponda sinistra del fiume, non lontano dai confini torinesi.
La derivazione del corso d’acqua trecentesco al di fuori del territorio comunale si accorda con la mor-fologia storica della bealera di Collegno, rendendo verosimile la coincidenza tra le due.
Nella configurazione attuale, sono diversi i rami che raggiungono i confini torinesi compatibili con quel tracciato. G. Gramaglia, cultore di storia locale, ha ipotizzato che il fondo del nobile Lantelmo si trovasse nelle adia-cenze delle cascine Tabacchiera o Cravetta, osservando che il bracio

Fig. 2 - Secondo l’ipotesi di G. Gramaglia, la proprietà del nobile Lantelmo raggiunta dal ramo più antico della bealera di Collegno si sarebbe trovata nell’area delle cascine Tabacchiera e Cravetta, entrambe ancora esistenti seppure in stato di degrado. La collocazione più plausibile è quella presso la cascina Cravetta, lungo la SS 24, di fronte alla quale scorre un ramo dell’omonimo braccio della bealera, tra la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” e il cavalcavia di via Pianezza.
Cravetta della bealera — che ancora in epoca relativamente recente, ogni dieci giorni con-vogliava l’intero corpo d’acqua della bealera comunale verso i prati della cascina — era noto anche come bealera Planzereti, probabile corruzione di Pian Cerreto. (8)
Nel quadro delle testimonianze disponibili, la seconda metà del Quattrocento vede la bealeria Collegij stabilmente attestata anche entro i confini torinesi, come testimonia l’elevato numero di giornate di prato irriguo rilevate dalle dichiarazioni catastali nella zona compresa tra Lucento, la Dora Riparia e i limiti di Collegno. (9) Sulla base dell’ipotesi avanzata da G. Gramaglia, appare inoltre ragionevole ritenere che uno dei rami del braccio Cravetta corrisponda al tracciato originario della bealera.
Note
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Cfr.ASTO, Riunite, Camera dei conti di Piemonte, Articolo 766-Atti di visita e titoli riguardanti acque, bealere, mulini e canali, mazzo 3, vol. 1.
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Per le trascrizioni latine dei documenti cfr. ASTO, Riunite, Camera dei conti di Piemonte, Articolo 766-Atti di visita e titoli riguardanti acque, bealere, mulini e canali, mazzo 3, vol. 2 e vol. 3.
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Rapportata ai valori del tempo la somma di 1000 fiorini di piccolo peso equivaleva a circa 400–500 lire viennesi, ossia tra i tre e i cinque anni di salario di un artigiano qualificato o a diverse decine di giornate di lavoro agricolo di un intero nucleo familiare.
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P. Pernigotti, Progetto per la ripartizione delle acque del fiume Dora Riparia, Torino, Tipografia Chirio & Mina, 1851, p. 306.
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La Relazione Pernigotti attribuisce il documento al 1306, ma il testo originale conferma essere un evidente refuso.
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Lantelmo (o Antlemo), signore di Collegno, ricordato anche come bastardo di Savoia, era figlio naturale di Filippo I di Savoia-Acaia.
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In sponda sinistra vi sono infatti labili tracce documentarie, datate 1333 e 1342, di una bealera de Chusellis, così denominata dal territorio confinante con le Vallette. Non si può escludere a priori che l’atto si riferisse a questa canalizzazione, della quale tuttavia non si conservano ulteriori notizie, se non che fu costruita da cittadini di Collegno in data imprecisata. Cfr. Quaderni del CDS, n° 3, Anno II, Fascicolo 2, 2003, p. 12.
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Cfr. G. Gramaglia, Frammenti di storia di Collegno, Opera postuma a cura di Marisa e Manuel Torello, Borgone di Susa, Il Graffio, 2006, p. 71 e 91 e segg.
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Cfr. Quaderni del CDS, n° 3, Anno II, Fascicolo 2, 2003, p. 24.

I contenuti mancanti saranno aggiunti progressivamente in tempi successivi.
Continua...

Online dal 27-11-2025
Ultimo aggiornamento: 27-11-2025