
La bealera
della Comunità di Collegno
La bealera
della Comunità di Collegno
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La bealera di Collegno oggi
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Fig. 1 - I quattro rami della bealera nuova di Lucento prendevano il nome dalle cascine servite o dalle regioni attraversate. Secondo la mappatura del catasto Rabbini, il ramo detto "della Saffarona" (in blu) si staccava dall'alveo principale appena passati i confini torinesi voltava bruscamente a nord, confluendo nella bealera Putea alla cascina Maletta e infine nella Stura di Lanzo in alveo comune con altre bealere. Gli altri tre tracciati traevano origine da un complesso sistema idraulico di ripartizione situato alla Madonna di Campagna. Il ramo "Campagna" (in verde), il più settentrionale, proseguiva quasi rettilineo verso est e la Stura; nello stesso fiume, presso la cascina dell'Arrivore, sfociava anche il ramo "Palazzotto" (in rosso). Il ramo "Naviglio" (in giallo), il principale e il più lungo e complesso, si suddivideva a sua volta in vari alvei che terminavano nella Dora e nel canale del Regio Parco.
(Nota: come anche nel caso della bealera vecchia di Lucento, i grandi sbancamenti del secondo dopoguerra, preliminari alla costruzione delle Acciaierie Fiat di c.so regina Margherita (poi Thyssen Group), hanno ridotto di molto l'estensione del terrazzo fluviale dove scorrevano gli alvei ottocenteschi, i quali proiettati oggi sulle ortofoto possono così apparire misteriosamente sospesi nel vuoto).
Elaborazione sulla base delle mappe del Catasto Rabbini (AST)
Le origini
Come accade di frequente per le canalizzazioni torinesi, anche nel caso della bealera di Collegno le fonti medievali non consentono di stabilirne con certezza l’epoca di costruzione. Nel XIX secolo, la Comunità di Collegno rivendicava «l’antico, pacifico e continuo possesso del diritto di derivare dal fiume Dora la propria bealera, sulle fini di Pianezza, nella regione del Castellazzo», dichiarandosi da tempo immemore direttrice e amministratrice della stessa. Tale stato di cose è senza dubbio plausibile, data la rilevanza dell’irrigazione ai fini agricoli, ma non trova pieno riscontro nella documentazione storica. I titoli presentati alla Commissione Pernigotti — incaricata di elaborare il progetto di riparto definitivo delle acque della Dora, in ottemperanza alle Regie Patenti del 6 agosto 1839 — non chiariscono del tutto la questione e infatti non furono ritenuti probanti dei diritti vantati. (1)
PATENTI DEL 29 MAGGIO 1459
Si suole talvolta ritenere che la bealera di Collegno sia stata concessa con le Patenti di Ludovico I di Savoia del 29 maggio 1459, che accordavano agli uomini e alla Comunità di Collegno la facoltà di far scorrere una bealera per l’irrigazione di poderi, beni e prati situati nei territori di Collegno e di Torino. In realtà, l’atto poneva termine a una controversia tra i due Comuni. In precedenza, infatti, i collegnesi avevano condotto le acque di una bealera estratta nel proprio territorio ad irrigare terre, prati, campi e altri possedimenti situati entro i confini torinesi. A seguito di una sentenza del Commissario ducale, motivata da irregolarità amministrative e procedurali, quelle terre erano state incamerate e devolute al Duca e alla Città di Torino. Su ricorso e supplica della Comunità e degli uomini di Collegno, il Duca annullò la sentenza, restituendo i possedimenti e concedendo loro la facoltà di utilizzare liberamente la suddetta acqua per irrigare le proprietà comprese nel territorio torinese senza necessità di ulteriori licenze o autorizzazioni o nuovi oneri, servizi e tributi che la Città di Torino né altri avrebbero potuto imporre o esigere. In realtà si addivenne ad una transazione poiché in cambio della «piena e libera facoltà di far scorrere la predetta acqua che esce, come sopra riferito, dai loro confini» il Duca riceveva dai collegnesi la considerevole somma di mille fiorini di piccolo peso. (2)
L’atto ducale concedeva alla Comunità di Collegno il diritto di utilizzare le acque di una bealera, ma la natura giuridica non fornisce indicazioni topografiche o cronologiche che ne chiariscano l’origine o il tracciato. Questa indeterminatezza, favorendo ambiguità interpretative, consentì al consorzio della bealera Cossola, tra i materiali raccolti dalla Commissione Pernigotti, di presentare lo stesso atto come titolo probatorio della concessione della propria bealera — un’interpretazione tuttavia poco fondata.
La bealera della Comunità di Collegno costituisce un sistema idrico estremamente diffluente e articolato ed è plausibile che la canalizzazione menzionata nell’atto del 1459 — realizzata forse proprio per irrigare i terreni oggetto della controversia — costituisse un suo nuovo ramo o il prolungamento di uno già esistente. Tra le articolazioni della bealera, quelle che più si avvicinano al territorio torinese sono i rami oggi denominati Viassa sinistro e il Cravetta destro. (vedi fig. 1) Tuttavia, non disponendo di informazioni certe sull’epoca del loro scavo, né sull’effettiva posizione della linea di demarcazione tra i territori di Torino e Collegno nel XIV secolo è difficile stabilire a quale potesse riferirsi l’atto quattrocentesco.
La concessione del 13 gennaio 1456, relativa alla formazione della bealera Putea, stabiliva, tra il resto, che la ficca dovesse essere edificata «in luogo inferiore alla ficca allora fatta per la bealera dei Signori e Comunità di Collegno», lasciandone intendere una realizzazione recente. (3) Un altro documento, tuttavia, suggerisce per la bealera di Collegno un’origine più remota.
ISTRUMENTO 8 NOVEMBRE 1336.
Il documento, rogato R. Virgurias, regolava i rapporti tra il nobile Lantelmo, signore di Collegno, e la Comunità, relativi ad un vasto un appezzamento di terra di centoundici giornate di prato e gerbido, probabilmente donatogli qualche anno prima dalla Credenza stessa. (4) A Lantelmo veniva riconosciuto il diritto di servirsi dell'acqua della bealera «quae adducitur de flumine Duriae in dictas fines Collegii» per l’irrigazione del possedimento per la durata di ventiquattro ore ogni dieci giorni. Alla Comunità di Collegno era riconosciuta la proprietà della bealera — con l’obbligo perpetuo di curarne la manutenzione, compreso il tratto che serviva la proprietà signorile di Lantelmo — e il rinnovo del riconoscimento dei diritti sui beni posseduti sia dentro il borgo e il villaggio, sia nel contado, per l’intera estensione dei confini collegnesi. (5)
Il documento offre indicazioni di rilievo, attestando l’esistenza di una canalizzazione irrigua derivata dalla Dora Riparia nel territorio di Collegno a partire almeno dall'epoca tardo duecentesca o trecentesca. Benché sia esplicitamente denominata Bealeria Collegii, a stretto rigore documentario, a causa della genericità del nome, non si può affermare con certezza che si trattasse bealera qui considerata; tuttavia, i ripetuti riferimenti alla Comunità di Collegno ne rafforzano questa ipotesi.
L'atto fornisce anche alcune indicazioni topografiche. L'appezzamento di Lantelmo è situato nel luogo detto Piano Cerreto (plano Cerreto, anche plano Ceretto) e confinava, con le Vallette (Vallete), con il Prato di San Massimo (Pratum Sancti Maximi), con i beni di Henricus Cortona, con il Gerbus Communis e con altre proprietà. Dal punto di vista etimologico, il toponimo Plan Cerreto rimanda con ogni probabilità a un antico bosco di querce (cerri), al tempo dell’atto già riconvertito almeno in parte a prato. Se irrigato dalla bealera di Collegno, il possedimento si trovava sulla sponda sinistra della Dora, e il riferimento alle Vallette lo colloca necessariamente verso la parte nordorientale del territorio di Collegno, confinante con Torino.
Le ricerche dello storico locale G. Gramaglia ipotizza il sito si trovasse nei pressi della cascina Tabacchiera o della cascina Cravetta, entrambe tuttora esistenti. La prima all'incontro delle vie Italia e Nazioni Unite, nei pressi di c.so Regina Margherita e della Centrale elettica IREN Energia, raggiunta dal ramo Sorti della bealera. La seconda si trova invece più a sud, lungo la SS 24, appena oltre l’attuale confine con Torino, sotto il cavalcavia di corso Regina Margherita. Questa attribuzione pare la più plausibile, accettando le affermazioni del Gramaglia, secondo cui ancora in tempi relativamente recenti, l’acqua del braccio Cravetta, che ogni dieci giorni, ancora irrigava i prati della cascina con l'ntero corpo d'acqua della bealera comunale, un tempo era denominato bealera Planzereti, probabile corruzione di Pian Cerreto. (6)

I contenuti mancanti saranno aggiunti progressivamente in tempi successivi.
I tracciati nel 1911
Vengono proposti anche i tracciati rilevati da uno studio municipale del 1911(1). Essi non coincidono completamente con quelli tratti dalle mappe catastali di una cinquantina di anni prima: qualche diramazione è stata aggiunta, e qualche altra soppressa, mentre la definizione del ramo Campagna pare più incerta e si confonde con quella del ramo Palazzotto. Le differenze non sono però sostanziali, e testimoniano quanto le continue modificazioni degli alvei, facilitate dalla semplicità tecnica di realizzazione e dal mutare della realtà economica e proprietaria, rendano le mappature di canali e bealere strettamente legate al tempo della loro rilevazione.
Secondo il documento:
«La bealera entra nel territorio di Torino presso il castello Saffarona e dirigendosi ad est arriva al lanificio Tallia [oggi via Pianezza 81, p.za Cirene], lo percorre internamente e proseguendo nella primitiva direzione lungo la strada di Lucento arriva alla borgata omonima.
RAMO A - SAFFARONA
In questo percorso stacca un ramo a destra, portata litri 100 al m", il quale percorrendo parallelo alla medesima entra anch’esso nel precitato stabilimento ove attraversa la bealera e dirigendosi a nord, passa presso la cascina Bianco [via Parenzo 57], e va a scaricare nella bealera Putea in prossimità della cascina Maletta [strada delle Vallette 46-80, esistente].
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Fig. 2 - La descrizione novecentesca non rileva il molino municipale da grano di Lucento alimentato dalla bealera nuova, già demolito, o dismesso, al momento della rilevazione. Il molino era dotato di 2 ruote e fu concesso in albergamento da Carlo Emanuele I nel 1585, con canone annuo di fiorini 1.200. E' stato ricostruito totalmente nel 1756 con canali e caminassi di sarizzo, un granito delle cave di Saluzzo. Serviva gli abitanti di Lucento, Madonna di Campagna e cascinali attigui. Di esso, e dello scaricatore, resta ancor oggi un'impronta nell'orientamento e nell'andamento serpeggiante di strada Villardora. Quest'ultima non è che un frammento della tardo cinquecentesca strada della Saffarona, tracciata dal duca Emanuel Filiberto per collegare Collegno a Lucento.
Fonte foto: D. Rebaudengo, Lucento.
RAMO B - PRINCIPALE
Al lanificio Tallia stacca ancora un altro ramo, portata litri 100 al m”, che si dirige a sud, attraversa prima la strada Pianezza, poscia i due rami della bealera Vecchia, (da uno dei quali può essere rinforzato) ed arriva all’istituto Bonafous, ove può inoltrarsi nel giardino; si scarica poscia nella Dora. La bealera in parola prima del lanificio Tallia riceve un ramo della bealera Putea, ed un altro della medesima lo riceve dopo attraversata la borgata Lucento. quindi costeggiando sempre strada di Lucento arriva al ripartitore della Madonna di Campagna. A questo punto si divide in due rami.
1° RAMO (destro) C - Naviglio
Portata litri 1355 al m".
Attraversa la borgata Madonna di Campagna e percorrendo lungo la strada del Carrossio, giunge al Follone [parrocchiale di Madonna di campagna in via Cardinal Massaia] (ove può rinforzare la bealera Vecchia), quindi svolta a sud-est passando a levante della borgata e cosi, arriva al Cavalcavia della Barriera di Lanzo, parallelamente allo stradale. Sempre nella stessa direzione passa dietro al molino Airaldi, attraversa la cinta Daziaria, poscia in canal coperto, sotto alla via Pinerolo, arriva al corso Vercelli (entro la cinta); lo attraversa ed in direzione di est giunge scoperto al ripartitore Sclopis [Barriera Leyni, corso Giulio Cesare angolo corso Novara]. A detto ripartitore si divide in due parti:
La 1a parte (destra) - Naviglio
(Normalmente l'acqua è divisa per metà)
Passando fra la fabbrica Sclopis e la conceria Prelli, attraversa la via Aosta (entro la cinta) e dirigendosi ad est esce fuori cinta; attraversa ancora la via Bologna (fuori cinta), tocca le cascine Nigra [vie Bologna, Temengo, Tollegno, Pacini] e Verdina [ex-scalo merci Vanchiglia] e giunge al canale del Regio Parco ove si riversa in parte, ed il rimanente attraversa lo stradale del Regio Parco, ed in direzione di nord-est toccando la cascina Airale [ruderi esistenti in via Zanella], va a scaricare nel Po.
La 2a parte (sinistra) - Naviglio
(Normalmente l'acqua è divisa per metà)
Attraversa la cinta daziaria, costeggia la strada di Circonvallazione [c.so Novara] fino al corso Palermo, attraversa la via Monte Rosa presso la casa n. 14, costeggia quindi la via Aosta scorrendo dietro le case, fino alla cascina Lupo [via Cimarosa, via Ghedini], poscia dirigendosi a nord-est arriva al torrente Stura, ove si scarica presso la polveriera del Regio Parco [piazza Sofia]. In dette parti si può, occorrendo, a mezzo di opportuna manovra al ripartitore Sclopis, aumentare o diminuire il deflusso dell’acqua. Circa 200 metri oltre la borgata Regio Parco stacca un ramo che dirigendosi a sud attraversa la borgata stessa scaricandosi nel canale del Regio Parco metà prima e metà dopo la manifattura Tabacchi. Per far defluire l'acqua in questo ramo occorre manovrare una saracinesca normalmente chiusa la cui chiave è custodita dal cantoniere municipale.
2° RAMO (sinistro) D – Palazzotto
(Portata litri 560 al m")
Dal ripartitore di Madonna di Campagna segue la direzione di est ed al punto denominato il Follone si divide nuovamente in due parti:
La 1a parte (destra) - Palazzotto
(Portata litri 310 al m")
Con uno svolto a sud-est passando sopra alla bealera Vecchia e dietro il Convento dei Cappuccini si dirige verso la borgata Vittoria ove giunge toccando le cascine Palazzotto [vie Breglio, Casteldelfino, Coppino e Campagna] e Colombè [via Saorgio, via Vittoria] percorre la via d’Allery nella borgata predetta, poscia dirigendosi ad est attraversa la ferrovia di Milano e va a scaricare nell'altra parte di questo ramo, sulla strada della Fossata, presso la cascina Vasca [vie Fossata, Rossi e Cigna].
La 2a parte (sinistra) - Palazzotto - Campagna
(Portata litri 250 al m")
Prosegue lungo la strada del Carrossio fino alla cascina Auditore [vie Gandino, Massari, Grosso e Rovasenda], poscia svolta a sud-est lungo la strada della Fossata interessando la cascina omonima. Giunta alla cascina Vasca, dopo ricevuta la prima parte di cui sopra, si dirige ad est. Attraversa lo stradale di Vercelli, e nella stessa direzione, toccando le cascine Violino [c.so Giulio Cesare, via Martorelli], Benso [via Monte Nero], Campagnetta [vie Montanaro e Cherubini] e Brunera [via Monte Nero], arriva alla strada dell’Arrivore. Svolta quindi a nord e lungo detta strada, va a scaricarsi nel torrente Stura, interessando la cascina Gioia [vie Corelli, Pergolesi Cravero] e la fabbrica di Concimi Fino e C. [via Botticelli, str.da dell'Arrivore] Nei pressi della cascina Auditore stacca un ramo a sinistra, portata litri 132 al m” che, in direzione di nord-est, va a scaricarsi nella bealera Putea presso la cascina Modesta, o Basse di Stura [via Reiss Romoli, circa 150 m avanti il cavalcaferrovia]. Un secondo ramo, partendo a destra presso la cascina Violino si scarica nella 2a parte del 1° ramo, all'incrocio delle vie Aosta e strada dell’Arrivore, ed è servibile per la cascina Dalis [vie Paisiello e Brandizzo] ed altre case sparse nella località. Alimenta altresì un terzo ramo, che, partendo dalla strada dell’Arrivore in direzione di est, tocca la cascina Ospedale [via Ancina e c.so Taranto] e scarica nel 1° ramo destro presso la Polveriera del Regio Parco. Alla cascina Marchesa [via Rondissone, c.so Vercelli, esistente], che trovasi lontana dalle bealere, vi si può condurre l'acqua a mezzo di un canale normalmente asciutto che partendo dalla strada della Fossata, presso la cascina omonima, attraversa la ferrovia di Milano, si dirige ad est, quindi svoltando a sud si avvicina alla cascina in questione.
Portate assegnate dal riparto Pernigotti
Gli ultimi tracciati (2003)
Nel 1937, con atto del 9 marzo e assenso del Min. LL.PP. del 30 maggio 1938, le bealere di Lucento sono passate dal Consorzio al Comune di Torino e soggette ad un radicale piano di coperture, riduzioni, accorpamenti e soppressioni, che ha determinato, anche, il passaggio dalla bealera vecchia alla nuova del fosso della Brusà e del ramo S. Spirito.
iIn tempi più recenti, in sede dell'ultimo rinnovo di concessione presentato dalla Città all'Ufficio del Genio Civile di Torino, la competenza d'acqua originaria della bealera nuova di Lucento è stata ridotta da 1.542 a 1100 l/sec, pur confermando l'adacquamento dal 1 gennaio al 31 dicembre, mentre l'uso da "irriguo e industriale" è passato a "irriguo e usi civici comunali". Le 2.285 giornate di prati e le 3.000 di campi, pari a oltre 2.000 ettari complessivi, bagnate dalla bealera secondo il Pernigotti si erano ridotte a a soli 28,2 ettari distribuiti tra una
decina di utenti. (2) Dopo anni di lento declino, nel 2011-12, la bealera è stata disattivata, al pari delle altre derivazioni municipali, sebbene, integrati da tempo nella rete fognaria bianca, i suoi rami tuttora raccolgano le acque piovane stradali.

Fig. 3 - L'ultimo spazio agricolo irrigato dalla bealera nuova di Lucento, pari a 37 ha, si trovava all'estremo margine occidentale di Torino, tra la Dora, la Tangenziale, c.so Regina Margherita e via Pietro Cossa.
Fonte: Regione Piemonte -S.I.B.I.
L'ultima descrizione dei tracciati residui risale ad un documento interno redatto dalla Municipalità del 2003 (3) secondo cui:
«La bealera nuova di Lucento raggiunto il territorio di Torino, si divide in cinque bracci, tramite dei partitori, che si chiamano Brusà, Campagna, S.Spirito, Naviglio e Palazzotto. Il braccio, detto della Saffarona, che oltre il Castello omonimo raggiungeva verso nord la strada di Altessano e lo Stadio delle Alpi per congiungersi al braccio sinistro della bealera Putea, ora svolge solo più la funzione di canale bianco.
La bealera a monte dello scarico di corso Marche, riceve lo scaricatore della bealera di Collegno proveniente dalla Villa Cristina, prosegue verso nord-est sino a Corso Regina Margherita e Via Pianezza e raggiunge Corso Lombardia, dove in Piazza Nazario Sauro dà origine al braccio Brusà (che scarica in canale bianco nelle vie Gubbio e Piazza Vetta d'Italia dopo avere percorso via Lucento e via Terni) a servizio di alcuni utenti (due brevi tratti sono ancora scoperti in via Lucento e in via Brusà). La bealera Nuova da Corso Lombardia prosegue per via Lucento, dove scarica in fognatura bianca all' incrocio con via Borgaro, raggiunge la ferrovia di Lanzo (dove la sifona) e in via Sospello angolo Cardinal Massaia un partitore la divide nei bracci già sopra descritti (Campagna e S. Spirito verso nord, Naviglio e Palazzotto verso sud).
Il braccio Campagna da via Cardinal Massaia prosegue per Corso Grosseto sino all'incrocio con via Chiesa della Salute, devia verso nord e nel giardino di via Gandino si dirige verso est sino a via Ala di Stura dove piega verso nord-est sino a via Reiss Romoli per congiungersi alla bealera Putea e con questa attraversare la Direttissima per Caselle e la ferrovia per Milano prima di scaricarsi nel collettore di Corso Vercelli e raggiungere la Stura. Inoltre in corso Grosseto angolo via Roccavione si può scaricare con una paratoia il braccio Campagna direttamente nella fognatura del controviale sud.
Il braccio Santo Spirito ha invece origine dal Campagna in corso Grosseto angolo via Chiesa della Salute, prosegue per un po' in corso Grosseto e devia verso sud est dove attraversa la ferrovia con un sifone (scaricato con una paratoia nel canale bianco di Corso Venezia) per poi seguire su via Boccherini e via Pergolesi sino a via Corelli e strada dell'Arrivore e gettarsi in Stura.
Il braccio Naviglio dal partitore prosegue per via Cardinal Massaia, via Bibiana, via Stradella sino alla stazione Dora che sifona (a monte della stessa in via Giachino c'è uno scarico in fognatura), attraversa ancora via Stradella e, dopo avere passato il primo isolato del Corso Vigevano, prosegue in direzione delle vie Giaveno, Pinerolo, attraversa i corsi Vercelli (con scarico in fognatura) e Giulio Cesare e prosegue infine sul corso Novara (controviale sud) sino al Palazzo della Lavazza all'angolo con via Leoncavallo (qui c'è un altro scarico nella fognatura sulla carreggiata nord del corso con paratoia del tipo a lente) da dove, attraverso le vie Ternengo e Quittengo raggiunge via Bologna e lo scalo Vanchiglia per scaricarsi nel Canale Regio Parco (paratoia di scarico ora mancante) prima di raggiungere il Parco Colletta e finire nel Po. Lungo il corso Novara la sezione del canale, coperto dalla Città negli anni 1931 e 1932, è rettangolare con larghezza di mt 1,80 e altezza variabile da 0,60 a 0,80 mt e aveva in origine la funzione di adacquatore per i servizi cittadini.
Il braccio Palazzotto ha origine dal precedente in via Breglio, prosegue per via Saorgio, attraversa la ferrovia per Milano in corso Venezia, via Fossata, via Valprato, via Volpiano, via Brandizzo, via Paisiello, attraversa il raccordo ferroviario Vanchiglia, raggiunge la via Corelli e si unisce in via Pergolesi al Santo Spirito dove in via Botticelli è scaricato in fognatura bianca.
Di tutti questi bracci secondari solo il Campagna svolge ancora una funzione essenzialmente di canale irriguo per via di alcuni utenti (compresi tutti tra corso Grosseto, via Gandino, via Reiss Romoli e la ferrovia di Milano). Gli altri invece hanno ora solamente più la funzione di convogliare acque bianche».
Bealera nuova di Lucento (2003)
(cliccare sull'immagine per ingrandire e navigare)
Fig. 4 - La più recente mappatura della Regione Piemonte vede la bealera articolata in cinque rami. Nonostante le soppressioni, e completamente coperta, essa rimane la più lunga ed articolata dell'area nord di Torino. Il ramo della Saffarona non è più riportato, in quanto derubricato a canale bianco, mentre si è aggiunto il ramo Brusà (segnaposto viola), già parte della bealera vecchia. Il principale snodo è il partitore all'incrocio di via Cardinal Massai e Via Sospello (segnaposto blu), da cui traggono origine: il ramo "Naviglio", (segnaposto giallo) il più merdionale, che, privato delle molte roggie dipendenti, sfocia ora nel Po; il Palazzotto (segnaposto amaranto) che mantiene tendenzialmente il vecchio tracciato; il Palazzotto-Campagna (segnaposto nero), più a nord, che segue c.so Grosseto; il ramo Campagna propriamente detto nasce ora in via Chiesa della Salute, mentre l'altro si incanala nell'alveo del S. Spirito, in precedenza appartenente alla bealera vecchia (segnaposto verde), ritornando poi nuovamente al Palazzotto.
Fonte: Regione Piemonte -S.I.B.I.
Le funzioni e le utenze manifatturiere
Nonostante la modesta portata dei suoi rami, conseguente alla natura irrigua che ne suddivideva le acque in più parti, la bealera nuova di Lucento, diversamente dalla bealera vecchia, diede un contributo allo sviluppo industriale a nord della città. Il maggior numero di concessioni di forza motrice riusale alla fine dell'Ottocento, ma le prime risalgono al XVIII secolo e in almeno un caso (il follone dei frati della Madonna di Campagna) al secolo precedente.
Note
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Cfr. P. Pernigotti, Progetto per la ripartizione delle acque del fiume Dora Riparia, Torino, Tipografia Chirio & Mina, 1851, p. 304.
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Cfr. ASTO, Riunite, Camera dei conti di Piemonte, Articolo 766-Atti di visita e titoli riguardanti acque, bealere, mulini e canali, mazzo 3, vol. 3. (Trascrizione integrale del testo latino) — Rapportata ai valori del tempo la somma di 1000 fiorini di piccolo peso equivaleva a circa 400–500 lire viennesi, ossia tra i tre e i cinque anni di salario di un artigiano qualificato o a diverse decine di giornate di lavoro agricolo per ciascun nucleo familiare. Si trattava dunque di una cifra rilevante per una comunità rurale, che assumeva valore non solo economico ma anche giuridico e simbolico, come riconoscimento dell’autorità ducale in materia di acque e diritti d’uso collettivo.
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Cfr. Progetto per la ripartizione delle acque del fiume Dora Riparia, cit.
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Lantelmo (Antlemo), signore di Collegno, ricordato anche come bastardo di Savoia, era figlio naturale di Filippo I di Savoia-Acaia.
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Cfr. ASTO, Art. 776, cit, vol. 2 (Trascrizione integrale del testo latino) — Nella Relazione Pernigotti il documento è datato al 1306, ma si tratta sicuramente di un refuso. La castellania di Collegno gli fu concessa a Lantelmo nel 1320, circostanza che conferma la coerenza cronologica dell’atto del 1336.
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Cfr. G. Gramaglia, Frammenti di storia di Collegno, Opera postuma a cura di Marisa e Manuel Torello, Borgone di Susa, Il Graffio, 2006, p. 71 e 91 e segg. — Va osservato che il testo costituisce una raccolta postuma delle ricerche condotte dall'autore. e che l'opra di ricomposizione non è coerente in ogni parte.
Continua...

Online dal 14-01-2023
Ultimo aggiornamento: 18-01-2023
Riferimento obbligato per la storia di Lucento e dell'area a nord della Dora rimane ii volume: Soggetti e problemi di storia della zona nord-ovest di Torino fino al 1796: Lucento e Madonna di Campagna, a cura del Laboratorio di ricerca storica sulla periferia urbana della zona nord-ovest di Torino, Torino, Facoltà di scienze della formazione, 1997 e voll. seguenti.